Il 3 marzo 1864, otto monaci con il loro abate, Michelangelo Gallucci, partirono dall’Abbazia di Casamari per recarsi in visita a Roma dal Papa Pio IX. Dopo aver ricevuto la benedizione, ripresero il viaggio verso l’abbazia di Valvisciolo: rinacque così la vita cistercense in questo antico presidio di fede.
Da allora sono passati 150 anni. Domenica 2 marzo il Vescovo di Latina Mariano Crociata, insieme ai Sindaci di Sermoneta, Bassiano e Rocca Massima, al priore di Valvisciolo e a quello di Casamari, alle autorità militari e religiose e all’ex Prefetto di Latina Giuseppe Procaccini, è stato scoperto il cippo che intitola il piazzale davanti all’abbazia di Valvisciolo a Papa Pio IX. Un gesto fortemente simbolico, che ha dato il via ad un anno di celebrazioni in occasione di questa importante ricorrenza.
Nel 1864 fu proprio Papa Pio IX che pagò di tasca propria le spese di ristrutturazione della millenaria Abbazia, intitolata ai Santi Pietro e Stefano, che cadde in abbandono dopo che Napoleone Bonaparte abolì gli ordini monastici. Sempre grazie al Papa, famoso nella storia per il dogma dell’Immacolata Concezione e proclamato Beato nel 2000, furono realizzate le strade di collegamento tra Norma e Bassiano con l’Abbazia di Valvisciolo e costruito il ponte su via Ninfina che attraversa il Fosso Badia. Un legame forte con questa terra, visto tra l’altro che l’Abbazia era stata donata proprio al Papa dal duca di Sermoneta Filippo Caetani. Pio IX visitò per due volte l’abbazia: nel 1863 e nel 1865.
Nel dare il benvenuto al Vescovo in occasione della sua prima visita ufficiale sul territorio di Sermoneta, il Sindaco Giovannoli ha voluto esprimere il sentimento di gratitudine nei confronti dei monaci cistercensi di Valvisciolo, priorato conventuale dipendente dalla Congregazione di Casamari: “Con la loro presenza importante ma sempre discreta, i monaci hanno da sempre rappresentato un punto di riferimento per la nostra comunità . E se l’Abbazia è vista come luogo prettamente turistico da parte dei visitatori e meta di visita e di preghiera da parte dei fedeli, per i sermonetani è come una casa in cui ritrovarsi nelle occasioni importantiâ€, ha spiegato. “Credo che seguire l’esempio dei monaci cistercensi di umiltà e di dedizione ci possa rendere tutti persone migliori, ed offrire un esempio positivo alle nuove generazioniâ€.