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Il Cocer della Guardia di Finanza: “La sicurezza è una risorsa per i cittadini e non un costo per il Paese”

Dal Cocer della Guardia di Finanza riceviamo e pubblichiamo:
Il Co.Ce.R. della Guardia di Finanza ha incontrato ieri il Comandante Generale del Corpo, al quale ha ribadito, in vista della predisposizione del DEF (Documento di Economia e Finanza), la decisa opposizione a qualsiasi ulteriore proroga del blocco delle dinamiche retributive del personale.
Tale situazione ha già determinato, senza considerare il mancato rinnovo del contratto di lavoro, riduzioni delle retribuzioni anche fino al 30% rispetto al 2010 a parità di posizione organizzativa ricoperta. Ammonta infatti a un miliardo di euro il taglio sulle retribuzioni del personale del comparto sicurezza e difesa già nel 2014. Peraltro, di tale taglio non vi è esplicita indicazione nei conti pubblici atteso che, come fatto già notare al Ministro Saccomanni al momento della proroga del blocco per il 2014, tale importo è stato scontato nei saldi di finanza pubblica, ma non dettagliatamente esposto nei documenti contabili.
In particolare, il Co.Ce.R. ha evidenziato che l’adozione di tagli sul comparto sicurezza come quelli ipotizzati dal Commissario Cottarelli non potrebbero che ricadere sulle retribuzioni attesa l’incapienza dei bilanci delle Amministrazioni.
Anche i dati portati dal Commissario nella sua audizione a sostegno delle proprie tesi hanno destato fra i delegati più di un dubbio in quanto:
mostrare il numero degli operatori per abitante senza contestualizzare il dato con i tassi di criminalità di ciascun Paese non appare significativo (la Finlandia non è l’Italia). Altresì, se si prende come termine di paragone il costo della sicurezza sul Pil, contenuto nelle stesse serie storiche, si potrebbe giungere a risultati diversi. Peraltro era stato lo stesso prof. Giarda e evidenziare, in uno dei suoi primi documenti, come la spesa per l’istruzione e la sicurezza fossero state quelle che nel corso degli anni hanno subito le maggiori riduzioni rispetto al PIL;
nell’esporre il dato (operatori/abitanti) non si è esplicitato, come espressamente indicato da Eurostat, che tale rilevazione non ricomprende le funzioni di polizia doganale e tributaria esercitate in Italia dalla G.di F. e in altri Paesi da altre Amministrazioni.
Tutto ciò premesso la domanda che poniamo oggi con forza a chi è chiamato a prendere decisioni importanti per il nostro Paese è la seguente: ritenete che i vostri programmi di risanamento possano avere successo senza un’azione di controllo capillare che vada a scovare l’evasione fiscale e gli sprechi della spesa pubblica? Se la risposta è positiva, allora mettete in condizione i finanzieri di sanzionare le imprese fittiziamente residenti all’estero, di tirare fuori le inefficienze e le patologie che affliggono le migliaia di società a partecipazione pubblica del nostro Paese, individuare i tanti dipendenti pubblici con cumuli di incarichi retribuiti in violazione di norme esistenti e chi più ne ha più ne metta. Se la risposta è negativa si continui con forbici e calcolatrice, senza andare al nodo dei problemi.
Noi pensiamo di essere un centro di ricavo e non di costo per il Paese e quindi di poter fornire un serio contributo per risolvere i problemi che l’affliggono.
Definire il modello di sicurezza in un Paese democratico è compito della classe politica, alla quale competono altresì le scelte di natura economica per garantirne l’efficienza e la funzionalità, che non può essere assicurata facendone sostenere il costo agli addetti del comparto.

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