“Dire cassino significa dire Montecassino e la storia d’Italia non può prescindere dall’abbazia e la storia d’Italia non può prescindere dalle vicende che accaddero su queste terre”. Lo ha detto il sindaco Giuseppe Petrarcone ricordando i 4 mesi di combattimento per lo sfondamento della linea Gustav, e gli errori degli alleati nel bombardare e distruggere l’abbazia e, soprattutto, i 1800 i caduti tra i civili.
“Un bombardamento di 8 ore con tonnellate di bombe sganciate fino al 23 marzo quando i tedeschi ritirarono ma continuarono le sofferenze. Quando gli sfollati tornarono trovarono solo macerie e sofferenza. Si guardò a cassino come un segno di morte e fu la gente a dimostrare che si poteva rinascere. Chiesero ed il mondo rispose, ma le sofferenze furono tante e tra queste anche la malaria che fu vinta con tanti sforzi”.
Ha ricordato Gaetano Di Biasio nominato dalla prefettura, amministratore della città e primo sindaco di Cassino eletto, Pier Carlo Restagno che mise in atto una serie di provvedimenti che diedero l’input per far ripartire l’economia della città che conserva cimiteri militari stranieri che testimoniano gli orrori e che danno messaggio di fratellanza.
Ha poi ricordato la crisi che stringe intorno ai presidi industriali e dell’indotto commerciale, “il calo dei redditi e l’aumento della disoccupazione non ci deve scoraggiare considerando il nostro passato. La politica torni a impegnarsi per la gente cosà come si fece dopo la distruzione, serve, signor presidente, una nuova classe di leader e una politica che non si chiuda a difesa dei privilegi”.
Foto alberto ceccon