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Storie di crisi, si rifiuta di lavorare “sottocosto” e la cooperativa di autotrasporti gli blocca i pagamenti delle fatture insolute

Sono stati i primi a pagare lo scotto della crisi, ad imbattersi contro il muro delle ristrettezze economiche che hanno abbassato il livello della legalità anche tra la committenza. Sono gli autotrasportatori, e ancora più precisamente sono i padroncini, quelli che, proprietari di uno o più camion, effettuano trasporti per contro terzi. Un settore, il loro, in cui la concorrenza spinge verso l’illegalità e, spesso, sotto gli occhi di autorità preposte al controllo che, invece di intervenire, restano immobili. Ecco quindi la storia di Claudio Moretti, autotrasportatore di Rocca San Giovanni Chietino che, di fronte alla scelta di lavorare ad un tariffario che non permetteva neanche la copertura delle spese, ha deciso di non accettare più commesse dalla cooperativa di cui faceva parte. Per questo, come ritorsione, gli è stato bloccato il pagamento di alcune fatture, il rimborso delle spese autostradali da lui anticipate e il blocco delle quote societari. Una sorta di ritorsione per non aver lavorato a tariffe fuori mercato. Esiste, nel settore dell’autotrasporto, un tariffario minimo calcolato a chilometro, che comprende tutte le spese sostenute dall’autotrasportatore per la gestione del mezzo, per le assicurazioni, per il rispetto dei tempi di guida, per la manutenzione (freni, pneumatici), autostrade e tasse. Un prezzo che mediamente si aggira intorno all’1,70 euro per chilometro. Lavorare a meno, significa dover lavorare a perdere. Chi accetta condizioni sotto quel limite, è costretto a risparmiare su qualcosa per pareggiare i conti. Non potendo fare a meno di pagare Gasolio e Autostrada, resta da tagliare sulla manutenzione (rischiando che sulla strada una rottura o malfunzionamento del mezzo possa causare incidenti che coinvolgono anche altre vetture), aumentando le ore di viaggio (rischiando che la stanchezza provochi incidenti o andando incontro a pesanti multe), o sulle tasse (diventando evasori). Il lavoro a cui Moretti ha rinunciato prevedeva un pagamento di circa 80 centesimi a chilometro “Come si fa a lavorare a quelle condizioni – si chiede Moretti – se solo di gasolio si spende per ogni chilometro 60 centesimi?”. Da luglio 2013, quindi, ha deciso di non sottostare più a quelle condizioni e, immediatamente, gli sono stati bloccati i pagamenti, oltre delle fatture precedenti, anche i rimborsi e gli è stata applicato un addebito mensile di 400 euro a titolo di contributo ordinario. Ovviamente tutto l’incartamento è stato consegnato alla Procura perche si indaghi sull’attività della cooperativa che, nel frattempo, si è trasformata in una Srl.
Ermanno Amedei

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