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Tifo violento dopo la partita Frosinone-Perugia, denunciati 17 tifosi

“Guerriglia in città”, questo il titolo con cui aprirono le prime pagine dei quotidiani locali per descrivere quanto accaduto a Frosinone il 22 dicembre scorso dopo la partita Frosinone-Perugia.

L’arbitro fischia il fine gara e comincia la fase del deflusso.

Proprio in questo momento un centinaio di tifosi ospiti, con il chiaro intento di venire a contatto con i locali, tentano di scavalcare il cancello di sbarramento che separa le aree destinate alle opposte tifoserie.

Il cordone di sicurezza attivato dalle Forze di Polizia riesce a contenere gli ultras perugini che, travisati ed armati di oggetti contundenti, lanciano bottiglie e petardi contro i poliziotti per cercare di sfondare lo sbarramento.

Sei poliziotti feriti.

Parte la carovana dei 900 tifosi ospiti, ma durante il percorso, tre pullman si fermano e scendono alcuni tifosi di “fascia c” che cercano di aggredire i passanti e lanciano oggetti contro le auto in sosta.

La situazione viene rapidamente riportata alla normalità dai poliziotti di scorta che riescono a garantire l’ingresso in A1.

Ferite e danneggiamenti: questo il bilancio di quella giornata sportiva.

Partono le indagini della Digos per dare un nome ed un volto agli autori delle violenze.

Vengono ricostruite tutte le fasi dell’evento e visionate attentamente le immagini registrate dalla Polizia Scientifica attraverso le quali emergono i dettagli di quei comportamenti illegittimi.

Gli elementi acquisiti, confrontati con quelli raccolti dalla Digos di Perugia, delineano il quadro delle responsabilità.

Partono le perquisizioni domiciliari eseguite questa mattina dal personale della Digos di Frosinone, diretta dal vice questore aggiunto dott. Cristiano Bertolotti, in collaborazione con i colleghi della Questura di Perugia.

Diciassette i tifosi perugini denunciati, sedici dei quali residenti in provincia di Perugia ed uno in provincia di Firenze, che dovranno ora rispondere di “lancio o utilizzo di materiale pericoloso”, “violenza, resistenza minaccia a Pubblico Ufficiale”, “lesioni personali gravi a Pubblico Ufficiale in servizio di ordine pubblico” tutti aggravati per aver utilizzato mezzi atti a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona.

Nei loro confronti adottati anche provvedimenti Daspo.

L’attività investigativa conclusa ha consentito di identificare e riconoscere le responsabilità di quella parte malata del “tifo” che con la propria condotta rischia di svilire un sano spirito agonistico in una inqualificabile contrapposizione fisica.

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