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Hanno inventato l’albero dell’acqua e cercano finanziamenti per risolvere il problema della sete nel mondo

Hanno ideato un sistema per risolvere il problema della sete nel mondo e cercano finanziatori per testare i prototipi già realizzati. A lavorare sul progetto Warka Water è lo studio Architectture and Vision di Bomarzo, in provincia di Viterbo, diretto dall’architetto 43enne, Arturo Vittori. Il gruppo di ricerca ha messo in pratica un sistema che, in maniera naturale, senza dispendio di energia elettrica, riesce a raccogliere acqua potabile grazie al fenomeno della condensazione. arturo_vittori

“L’idea mi è venuta durante il viaggio che ho fatto sugli altipiani etiopi nel Nord-Est del paese nel 2011 – Dichiara Vittori – Scoprendo una realtà di vita che, per molti versi, è legata alla continua ricerca dell’acqua potabile. Donne e bambini, passano intere giornate alla ricerca di sorgenti o pozzanghere che spesso devono condividere con animali. Quella che portano a casa con taniche, dopo aver camminato per decine di chilometri, spesso è acqua maleodorante, sporca e infettata dagli escrementi animali. Difficile, costoso ed a volte anche inutile scavare pozzi dato che le falde si intercettano anche ad oltre 500 metri di profondità ed essendo area vulcanica, spesso l’acqua è contaminata da arsenico”. Prima lo studio, poi il progetto e i primi prototipi di quello che a buon titolo potrebbe essere indicato come una “fontana di acqua alimentata ad aria”.

La vera risorsa dello Warka Water è l’escursione termica che sugli altipiani etiopi è elevata e ciò favorisce il fenomeno della condensazione. Ed è proprio per sfruttare questo fenomeno che è stato pensato il Warka Water. Sono stati fatti vari prototipi e l’ultimo e’ stato appena costruito in Libano grazie alla collaborazione dell’università USEK di Beirut. Il progetto, quindi, è approdato al Warka Water 2.0 alto 12 metri e che pesa circa 90 chili. “La struttura portante – spiega l’architetto a capo del progetto – è un intreccio di fibre naturali, bambù e giunchi, perché l’idea è quella di impiegare materiale naturale biodegradabile facilmente reperibile in loco. All’interno c’è il “motore” del sistema, o se vogliamo, la “trappola” per l’acqua, costituita da una rete, molto leggera, fatta di materiale che deve avere la caratteristica di resistere ai raggi ultravioletti del sole, di essere idro repellente, cioè che non assorba acqua e che ne permetta il facile sgocciolamento. Abbiamo testato reti di vari materiali, metalliche e plastiche che hanno queste caratteristiche”.

A proposito del funzionamento l’architetto spiega. “Non è una novità assoluta. Sfruttiamo il principio della condensa che è quello per il quale, la mattina troviamo l’automobile bagnata di rugiada. Il salto di temperatura tra notte e mattina, fa si che l’umidità contenuta nell’aria acquisti di consistenza depositandosi sotto forma di gocce su superfici solide. Lo studio che abbiamo fatto per il Warka Water è proprio quello di ottimizzare il fenomeno calcolando non solo lo sbalzo termico, ma anche la ventilazione in maniera che la rete tridimensionale, su cui stimo ancora lavorando, possa essere sempre più efficace. Riteniamo che con questo sistema si possano raccogliere fino a cento litri di acqua potabile al giorno. O meglio, a mattina”. Sono ormai due anni che il gruppo lavora al progetto in maniera assolutamente gratuita. Un impegno, il loro, volto a dare il proprio contributo alla soluzione di un problema, quello della sete che, nel mondo, affligge milioni di persone. “La ricerca è ancora in corso. I tempi non so quantificarli, ma se avessimo fondi sarebbero certamente più stretti dato che potremmo coinvolgere esperti in determinati settori. Nell’arco di alcuni mesi potremmo passare alla sperimentazione in loco, ma anche per fare questo passo abbiamo bisogno di soldi. Abbiamo progettato un Warka Water in maniera tale che possa essere facilmente trasportabile e facile da montare. Tutto si realizza a terra e poi viene sollevato, senza gru ma con un minimo di manodopera anche locale. Abbiamo fatto un business plan stimando che per ultimare la ricerca servirebbero circa 400mila euro mentre 300mila servirebbero per la realizzazione del primo prototipo definitivo da usare per la sperimentazione in loco. Abbiamo già un contatto in Etiopia con il capo del villaggio di Awra Amba, una comunità di circa 150 persone sugli altipiani, che ci ha autorizzato a sperimentare il sistema”.

La notizia dell’invenzione non ha tardato a diffondersi sui media nazionali ed anche internazionali. Vittori, grazie alle interviste di giornali quali la Cnn e da Wired Magazine, sta raccogliendo le prime espressioni di interesse da potenziali finanziatori. Settecento mila euro per dare una vita migliore a milioni di persone sembra un buon investimento ma, il Warka Water raccoglie acqua, non petrolio.
Ermanno Amedei

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