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Ottantenne truffata ad Alatri si appella alle altre vittime: “Bisogna vincere la paura e denunciare i malviventi”

“Bisogna denunciare e vincere quella paura di sentirsi dire, anche dai propri parenti, di essere rimbecilliti”. E’ questo l’appello lanciato dall’ex insegnante 80enne di Alatri che qualche mese fa è rimasta vittima di una truffa ma che, grazie alla sua dettagliata denuncia e alle indagini svolte dai carabinieri della stazione di Alatri comandati dal Maresciallo De Somma, è stato possibile arrestare due truffatori professionisti che da anni imperversavano in tutta Italia. La donna vive da sola ed è indipendente in tutto. E’ brillante, simpatica e molto attiva nel volontariato. Proprio facendo leva su questa propensione al sociale i due malfattori sono riusciti a raggirarla portandole via alcune migliaia di euro. “E’ incredibile – dichiara la donna – come siano riusciti ad architettare una serie di frottole mantenute insieme da una apparente area di persone per bene, ben vestite e dalla finta esigenza di aver bisogno di aiuto per compiere una buona azione”.

“Sono la figlia del proprietario della società farmaceutica Ruché, quella che fa l’Aulin. Conosce l’Aulin signora?”. Così, in via Circonvallazione ad Alatri, le si è presentata Daniela Morabito 37enne, sostenendo di essere arrivata da poco dalla Svizzera e fingendo di parlare francese e pochissimo l’italiano. In realtà è di Messina. L’anziana stava tornando a casa dal cimitero dopo aver fatto visita alla tomba del marito morto 29 anni prima. “Era bella, ben pettinata, truccata e molto elegante – Ricorda l’ex insegnante – L’ho vista spaesata e mi ha chiesto se conoscevo un noto medico di Alatri. Suo padre – diceva – 97enne in fin di vita e molto benestante proprio perché proprietario della ditta farmaceutica, prima di morire voleva ringraziare quel medico alatrense che tanti anni prima, durante la guerra, si era adoperato per sanargli una profonda ferita subita durante il conflitto. In macchina diceva di avere 150 mila euro, centomila dei quali da devolvere ai bambini poveri della città e 50mila all’anziano medico che, tra l’altro, realmente esiste. Conosco le situazioni disastrate dei centri pediatrici ed in particolare quelli della mia zona – dice la vittima – Quella risorsa non poteva andar persa anche perché la donna diceva che alle 17 dello stesso giorno, aveva l’aereo per tornarsene in Svizzera e se non avesse trovato il medico beneficiario, avrebbe dovuto riportare con se in danaro per il quale, tra l’altro, aveva già pagato il 9% alla frontiera, per portarlo in Italia”. A quel punto la trappola era pronta e per farla scattare serviva qualcos’altro come l’intervento di un avvocato, qualcuno che sapesse come instradare la pratica. Ecco perché si è avvicinato un uomo, anch’egli elegante e dai modi affabili.

“Sono un avvocato, ho lo studio qui vicino, vi ho visto spaesate e ho intuito che avete un problema. Posso aiutarvi?”. In realtà quell’uomo era Francesco Ferrante, 45 anni, anche lui di Messina ed era ad Alatri, solo per mettere a segno l’ennesima truffa. “Sono stata proprio io, assolutamente convinta dalla bontà di quel racconto – spiega la vittima ancora adirata – a rendere partecipe l’uomo di quella situazione e lui, nelle vesti di avvocato, ha subito individuato i passi da seguire. Innanzitutto un atto notarile che certificasse la provenienza lecita di quei soldi per non incappare in norme antiriciclaggio. Ha detto di conoscere un notaio subito disponibile, anzi, si è allontanato di qualche passo fingendo di chiamarlo, per poi spiegarci che saremmo potuti andare subito, ma servivano due testimoni che fornissero garanzie per 30mila euro. Insomma saremmo dovuti andare davanti al notaio e mostrare i 30 mila euro senza però consegnarglieli. Io però non avevo così tanti soldi; a casa, pensavo di avere appena 3mila euro; l’uomo ha rassicurato di avere in ufficio circa 27mila euro in contanti. Si è quindi allontanato per andare a prenderli e tornando poco dopo con un pacchetto dal quale si vedeva una banconota da 50 euro”. La donna convinta, quindi, di fare una cosa giusta e utile per tanti bambini, si è fatta accompagnare a casa a prendere i suoi soldi. “Solitamente non ho contanti a casa, ma avevo da qualche giorno 2.300 per una casualità. Sono uscita con quella somma ma servivano altri 700 euro. Ho detto che potevo ritirarli dalle Poste, quindi, ho lasciato loro i soldi e sono rientrata per prendere il libretto. Quando sono uscita, l’auto non c’era più. Il mio primo pensiero è stato per la donna. Ho temuto che quell’uomo l’avesse portata via per prenderle i suoi soldi e farle del male.

Immediatamente sono corsa ai carabinieri della stazione di Alatri e sono stati loro ad aprirmi gli occhi facendomi capire di essere stata truffata”. Una descrizione precisa fatta ai militari dall’anziana, che ha innescato subito le indagini aiutate anche dalle immagini delle telecamere di sorveglianza del centro cittadino.

I militari hanno scandagliato gli angoli della vicenda arrivando ad individuare altre denunce presentate a Orvieto (Tr), Pesaro, Molfetta (Ba), Jesi (An), Vittorio Veneto (Tv), Gorizia. Si è quindi arrivati alla coppia siciliana e al loro arresto a meno di un mese dalla “sceneggiata” alatrense. “Devo ringraziare i carabinieri della stazione di Alatri. Fin dal primo momento si sono mostrati comprensivi e hanno da subito dato la caccia ai due malfattori”.

Ha dichiarato la donna la quale ha scritto anche una lettera di ringraziamento consegnata al comandante di stazione. “Il maresciallo, nei momenti più bui, frustrata per la truffa subita, mi ha assicurato che li avrebbero presi e che non avrebbero loro permesso di fare ad altri ancora ciò che avevano fatto a me”. Subito dopo la pubblicazione della notizia sui giornali locali, e soprattutto delle foto dei malfattori, altri anziani di Sora e Isola Liri, hanno denunciato di aver subito la truffa da quei due malviventi. “Ecco perché è importante denunciare le truffe vincendo la paura di sentirsi stupidi. Questa gente va fermata”.

Ermanno Amedei

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