Si è svolta in piazza Labriola la manifestazione organizzata dall’associazione “Se non ora quando†in favore della pace in Palestina. “Restiamo umani†questo il titolo dell’iniziativa nata con lo scopo di chiedere lo stop del massacro di civili palestinesi ad opera dei raid israeliani. Fino ad oggi si contano duemila morti e oltre diecimila feriti, in maggioranza bambini ed adolescenti. Un bilancio tragico e drammaticamente destinato a crescere di giorno in giorno se non si fermano le violenze ed il massacro della popolazione di Gaza. Ospedali, scuole sono i principali bersagli dei bombardamenti quotidiani. Una situazione che è sotto gli occhi del mondo e che continua a svolgersi nell’indifferenza della comunità internazionale. Nel comunicato che ha accompagnato la manifestazione in piazza Labriola, si punta il dito contro la guerra proclamata dal governo israeliano, lo scorso 8 luglio, e che rappresenta il massacro di oltre due milioni di persone già vittime di un blocco militare che ha impedito l’arrivo di medicinali, cibo e generi di prima necessità . Secondo i sostenitori della pace nella striscia di Gaza, i raid del governo israeliano hanno trasformato Gaza da ‘primo lager a cielo aperto’ nel più vasto cimitero del Medio Oriente attuando e realizzando di fatto una “vera e propria pulizia etnicaâ€. Molto precise le richieste avanzate dagli organizzatori della manifestazione, in primo luogo il cessate il fuoco, delle rappresaglie e delle vendette da entrambe le parti; che si dia corso alle risoluzioni ONU che impongono la fine dell’occupazione militare e colonizzazione da parte di Israele dei territori che accolgono il popolo palestinese; l’interruzione, da parte della Comunità europea, delle forniture di armi e sistemi militari e che l’Italia sia protagonista di questo processo. Proposte semplici ma concrete che non sarà comunque facile realizzare concretamente, visti gli elevati interessi in gioco e a cui le potenze mondiali e le lobby economiche internazionali difficilmente sono disposte a rinunciare!
F. Pensabene
Foto: A. Ceccon