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Da Ferentino sulle tracce degli antichi pellegrini con l’asino da trekking

In compagnia di asini, alla riscoperta dei vecchi sentieri e dell’antico modo di fare pellegrinaggio. Raffaele Principi Coppotelli ha 40 anni, è un operaio e è appassionato di un genere animale particolarmente sfortunato e bistrattato, quello degli asini. Non ci sta alle definizioni che solitamente fanno dell’equide, “E’ la cattiva pubblicità che gli hanno fatto le favole come Pinocchio. Gli asini sono animali intelligenti ed estremamente razionali. Un tempo venivano valorizzati ed erano veri compagni di vita. Si lavorava insieme nei campi, si viveva insieme dato che le stalle spesso erano parte integrante della casa e accompagnava il padrone fino in osteria dato che quando l’uomo si ubriacava, lui lo conoscendo a memoria la strada, lo riportava di peso a casa”. asino per il punto

Oggi con l’avvento dei mezzi agricoli meccanici l’asino è stato dimenticato, ma raffaele ne coltiva la passione. Ne ha 11 ed a ciascuno ha dato un nome. Il suo preferito è Bigio e ha 8 anni. E’ con lui che ha macinato il maggior numero di chilometri. Raffaele, infatti, utilizza i suoi periodi di ferie per compiere pellegrinaggi in compagnia dei suoi asini da trekking e di chi volesse partecipare ad un pellegrinaggio fatti alla vecchia maniera: senza comodità, camminando a piedi (non in groppa) e dormendo in bivacchi di fortuna.

 

I suoi asini, non hanno più selle in legno, ma le hanno in alluminio e in groppa portano solamente i bagagli, non più di 40 chili, tra cui pannelli fotovoltaici per ricaricare batterie, navigatori satellitari, ipad e telefoni cellulari. “Il viaggio più lungo è stato quello da Ferentino a Chiusi dell’Averna, 620 chilometri, quello da Ferentino Monte Sant’Angelo sul Gargano, 16 giorni, 400 chilometri. Purtroppo le ferie finiscono troppo presto e per questo, il ritorno dobbiamo farlo sempre sui mezzi”.

Lo abbiamo incontrato questa mattina sulla via Francigena a pochi chilometri da Ferentino diretto a Roma e precisamente alle Fosse Ardeatine dove arriverà domenica pomeriggio. “Lo faccio per ricordare i due ferentinati Giovanni Ballina e Ambrogio Pettorini, che fecero parte dei 335 italiani trucidati dai nazisti nel 1944”. Stamattina il cammino, insieme al suo amico Andrea Fontecchia, accompagnati da Bigio e Brio, è cominciato proprio dalla lapide posta al centro di Ferentino in ricordo delle due vittime.

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