Il teatrino della politica, il Paese prigioniero di guitti e comparse
9 Ottobre 2014di MAX LATEMPA
Una delle poche cose azzeccate da Silvio Berlusconi in venti anni di politica fu la definizione dell’ambiente in cui si stava per cimentare: teatrino della politica.
Gli italiani sono ancor oggi come ipnotizzati da uno spettacolo fatto da figuranti ed attori che va avanti da anni e che tiene incollate alle poltrone del Teatro Italia tutte le generazioni del Belpaese, intrappolate in una sorta di realtà parallela. Guitti e comparse recitano a memoria e continui colpi di scena mandano in malora il futuro del Paese.
Eppure gli italiani si sono appassionati a questa pantomima, noncuranti che l’irrealtà della trama li avrebbe portati ad essere prigionieri nel teatro, mentre fuori il mondo scorreva inesorabile. Ma re-sistere era impossibile. Troppo forte era la voglia di seguire lo show del momento, con tutti quei grandi attori.
Eppoi megafoni e manifesti che richiamavano le folle.
Ultimamente poi è arrivato il teatro d’ autore, quello dall’ estero. Come se fosse quello di Brecht o Cocteau. Non bastavano i nostri. E così il biglietto è pure rincarato.
La trama però è sempre stata una ed ha gettato l’Italia nell’arretratezza economica e culturale, ha portato alla disfatta dell’apparato industriale, del welfare, della scuola, della democrazia.
Oggi però, nel parterre ed in platea, ci sono delle poltrone vuote. C’è chi è riuscito a fuggire svincolandosi dall’abbraccio soffocante dei giullari ed eludendo anche il cordone di guardie fedeli che cingono il teatro. E’ tornato a casa ma non ha riconosciuto più i luoghi dove è nato e cresciuto. L’ ha trovata devastata, svaligiata, occupata da persone che parlano strane lingue. Una montagna di bollette e cartelle da pagare.
Ha scoperto che nel condominio le decisioni le prende il supermercato o la banca che occupa i locali più grandi.
Nulla è più come prima. Schiaffi in faccia che fanno tornare bruscamente alla realtà . Il futuro è scappato troppo avanti e neanche i giovani ce la fanno a corrergli appresso.
Solo ora qualcuno si sta rendendo conto che l’operetta dura da troppo tempo, seppur con l’ alternanza dei ruoli e delle parti. Questi attori sono fenomeni, altro che. Si calano perfettamente nella parte dei furfanti, roba da premio oscar.
Chi è in buona fede ed è rimasto ancora dentro al teatro, si guardi da quelli che applaudono a scena aperta. Probabilmente non hanno pagato il biglietto o sono comparse a pagamento. Nel buio, senza indugi, incominci a cercare la scritta exit.