La storia di Antonio, una “storia minore” dell’Italia Repubblicana
25 Novembre 2014Al margine delle celebrazioni per il settantesimo anniversario dalla distruzione della città di Cassino e dell’Abbazia di Montecassino, il tempo ritorna al 1943. Siamo in Albania, durante l’Occupazione Militare Italiana. In quei giorni gli scontri con la resistenza partigiana portarono irrimediabilmente a morti da ambo le parti. Tra quei morti vi era un giovane soldato italiano, Antonio Vettese nato a Cassino ventisei anni prima e giunto lì per causa militare o per sincero ed immotivato spirito patriottico. È lì che finisce la sua breve esistenza, combattendo, ed è sempre lì che viene sepolto. Dopo l’otto settembre 1943 i militari italiani tornarono gradualmente in Italia, così con loro i funzionari presenti a migliaia in Albania. Ma, Antonio Vettese rimase lì ancora per diversi anni, coi i propri compagni d’arme, seppellito in terra straniera. Soltanto qualche decennio dopo, la volontà della giovane Repubblica Italiana permise di riunire tutti i Caduti d’Oltremare in un solo sacrario presso Bari. Oggi, novembre 2014, la volontà dei familiari di Antonio ha permesso che tale strappo, la lontananza da casa e dal cielo natio venissero meno.
Fino ad oggi Antonio Vettese era esiliato in mezzo ad altri uomini, a quegli stessi soldati morti come lui senza aver rivisto i familiari, abbracciato i loro figli, le spose, senza aver più rimesso piede sulla propria terra, in mezzo alle cose che gli furono care ma, soprattutto, senza poter riposare nel cimitero dove dormono l’eterno sonno gli antenati e gli amici. Ed oggi la famiglia e la città di Cassino sono al centro di un doppio processo di consolazione e compensazione, essendo state entrambe – immaginiamo- al centro degli ultimi pensieri del caduto. Il ritorno di Antonio a casa quasi ci assolve dai sensi di colpa e di vuoto nei quali, dinanzi alla morte, siamo inconsciamente scivolati per la sola e umana incapacità di accettare le perdite e il distacco dalla vita.
La storia di Antonio, una STORIA MINORE, nella grande storia dell’Italia Repubblicana, ci porta dunque a capire come l’accettazione della nostra guerra nazionale ancora oggi deve avvenire a caro prezzo, rendendo necessaria una rimozione almeno parziale del dolore per la perdita del caduto, e per contro trasformare l’impossibilità di dimenticarlo in orgoglio familiare ed atto collettivo di memoria e partecipazione. Grazie Antonio, e bentornato a Casa.
di Dante Sacco
foto Alberto Ceccon