Chi si sorprende della strage in Francia… non conosce la storia
8 Gennaio 2015di Max Latempa
Je suis Charlie. In queste ore tutti si riempiono la bocca delle tre parole francesi che vogliono far intendere solidarietà ai morti ammazzati nella mattanza di Parigi. Come se i morti potessero poi ottenerne giovamento.
Da ore è iniziato il balletto delle autorità che proclamano operazioni di polizia mai viste, punizioni esemplari, nuove leggi che scongiurino future catastrofi, rassicurazioni impossibili da mantenere. E la stampa che sguazza in questo sistema si ricompone nella ricerca di raddrizzare la propria schiena, sempre prostrata alla linea scellerata del politically correct dettato dal potente di turno.
Coloro che ci dovrebbero proteggere sono gli stessi che in questi anni hanno aperto le porte dell’ Italia e dell’ Europa all’invasione, nel nome dell’ integrazione e dell’ accoglienza. Quelli che hanno chiuso gli occhi su venticinque anni di infiltrazione islamica in tutte le salse.
Le due civiltà sono troppo differenti per poter massicciamente convivere insieme nel nostro continente. Il corano per i musulmani è la legge da seguire, prima ancora che delle leggi democratiche. A lungo andare lo scontro è inevitabile e sarà qui, in casa nostra.
Sono mille e cinquecento anni che va avanti questo scontro. Roncisvalle e la Spagna, le crociate, la Sicilia, i Balcani, Costantinopoli, le battaglie di Vienna, Lepanto, Gallipoli e Salamina, la Grecia ottomana. La nostra penisola è disseminata di torri di avvistamento. I saraceni hanno sempre fatto paura. Mamma li turchi! non è solo un modo scherzoso di dire.
I Cristiani non sono stati da meno, ma almeno oggi noi non se ne fa più una questione di vita o di morte.
Dato che i nostri politici ignoranti non conoscono la storia e per un pugno di quattrini si venderebbero anche la madre, ora ci troviamo con una marea di saraceni in casa. Questo perché è stato detto che l’ accoglienza è doverosa e che è normale vivere con la porta di casa aperta: chiunque può entrare ed avere accesso al frigorifero, dormire sul pavimento o infilarsi sotto le tue coperte. Non si può mica salvaguardare le proprie frontiere, è da razzisti!
Allora adesso ci troviamo con la Francia che ha le banlieu, quartieri di immigrati dove il degrado sociale è l’ ultima cosa che preoccupa. Eppure negli anni novanta i politici italiani pontificavano l’ integrazione avvenuta oltralpe. Ora che si prendono a colpi i kalashnikov cercano di porre rimedio. I saraceni ora sono made in France, con tanto di passaporto comunitario.
Da noi il ministro dell’ Interno, Alfano, ha detto che non può escludere azioni terroristiche volte a colpire Roma o altri obiettivi sensibili in Italia. E siamo talmente in allerta che, la settimana scorsa, nessuno ha fatto caso ad un signore di mezza età partito dalla Turchia che e si è presentato tranquillamente in Vaticano con un mazzo di fiori. Lo hanno riconosciuto solo quando ha chiesto di incontrare il Papa. Era Alì Agca.
Già espulso dall’ Italia dopo aver scontato la condanna per tentato omicidio del Papa nel 1981, ha scontato poi un’altra pena per omicidio in Turchia. Pluripregiudicato, terrorista, assassino ed evaso. E’ arrivato in Italia senza che nessuno gli abbia chiesto i documenti.
Se continua così, tra altri vent’anni, avremo almeno risolto un problema: aver tolto di mezzo i nostri politici. Ci sarà al loro posto un Califfo e forse sarà più competente.