di Dante Sacco
Le manifestazioni per la memoria, le celebrazioni con i picchetti d’onore e le rappresentanze istituzionali non potranno mai uguagliare il messaggio che la bomba da 500 libbre di Fontana Liri ci sta urlando.
Per un caso fortuito e per pura e simbolica coincidenza assistiamo oggi, 15 marzo 2015, all’esodo di un’intera comunità a causa di una bomba. Per pura e imbarazzante coincidenza questa bomba è come quelle che il 15 marzo 1944 hanno completamente annullato la città di Cassino creando quegli esodi di massa e la diaspora di una comunità che ancora oggi cerca di ricucire quegli strappi e quelle ferite.
Ciò che sta accadendo a Fontana Liri, il silenzio che sfida la pioggia, l’attesa della liberazione da quello strumento di morte pare raccontarci quegli eventi di settantuno anni fa quando la paura veniva da cielo e dal cielo lasciava cadere tonnellate di ferro ed esplosivo.
Dal cielo, da dietro la chiostra di monti apparivano gli aerei carichi di morte, sudore e rabbia. Sibilando gli aerei lasciavano cadere su Cassino le bombe e strisciando volavano via dietro altri monti.
La bomba di Fontana Liri potrebbe essere proprio una di quelle, scampata allora all’esplosione ed oggi ancora abile ad intimorire e pronta a trasformarsi in strumento di morte e dolore. Non vorremo mai rivivere quel tempo di desolazione e rassegnazione, non vorremmo più rivedere la follia dell’arte distrutta, dei paesi svuotati e dei cadaveri lungo le strade.
Perciò oggi, mentre altri militari – non più soldati – dell’ Esercito Italiano provvedono al disinnesco di un ordigno di settantuno anni fa, mentre i giornalisti ed i cronisti raccolgono i frammenti di questa nuova memoria collettiva, noi tutti dovremmo per un solo attimo ricordare che la guerra ancora oggi, nei nostri territori e tra le nostre case, potrebbe sbagliare data ed uccidere di nuovo.