di Max Latempa
Ha destato molto clamore in Germania la scelta del settimanale Der Spiegel di pubblicare in copertina una foto del 1941 ritraente Hitler con alcuni gerarchi nazisti davanti al Partenone e con un fotomontaggio, tra di loro, Angela Merkel.
Sopra la foto, il titolo: La superpotenza tedesca.
I giornalisti si chiedono se gli europei vedono così i tedeschi, alla vigilia del vertice bilaterale tra la Merkel ed il premier greco Tsipras, l’ uomo che si è ribellato alla tirannia finanziaria dell’Europa e che ha aperto una breccia nei meccanismi di Bruxelles fatti di numeri, politici corrotti, prestiti finti e debiti veri.
Der Spiegel, si chiede candido ed immacolato, come mai in molte parti dell’ Europa (soprattutto Sud Europa) si facciano sempre più spesso riferimenti ed analogie tra l’attuale Germania riunificata e quella del nazismo.
Come se non lo sapessero, dimenticando quell’atavica voglia della Germania di comandare, occupare e schiacciare tutto ciò che la circonda, nel nome della perfezione ottenuta quasi sempre a discapito degli altri e nel nome delle parole scandite nel titolo del loro stesso inno nazionale: Deutschland uber alles in der Welt (La Germania al di sopra di tutto nel mondo), parole vietate nel dopoguerra, quando fu deciso che l ‘inno ufficiale doveva partire solo dalla terza strofa che parla di unità , giustizia e libertà . Ma la musica è la stessa ed allora, quando parte l’inno nazionale, i tedeschi fanno finta di niente ed attaccano con Deutschland uber Alles.
Perché le coincidenze sono tante, cari giornalisti dello Spiegel, a cominciare dal quadro economico disastroso in cui versava la Germania di Weimar nel 1930 e quella di Kohl nel 1990. Situazione che sfociò con due unificazioni (Austria e Germania Est). La spina dorsale della Germania, allora come ora, sono le aziende che devono conquistare i mercati prima di altri, a tutti costi, per sostenere la mostruosa produttività dei loro apparati. E se prima sfociarono nel bellico, ora le aziende, perlopiù multinazionali, hanno trovato terreno fertile nella globalizzazione e nella creazione di un’Europa sempre più prostrata ai loro interessi invece che al servizio di quelli dei cittadini che la compongono.
La Germania si è vista condonare i debiti dei danni di guerra dalla Grecia negli anni 50, ma non ha alcuna indulgenza verso un paese che non riesce a ripagare i danni dei debiti fatti dai suoi governanti, che, a Bruxelles, come quelli di tanti altri paesi, in questi anni hanno fatto più gli interessi delle banche e dei mercati (oltre ai propri) che quelli del popolo che li ha votati. Guarda caso anche Hitler aveva una bella schiera di alleati, Mussolini in testa, che hanno gettato il proprio popolo nella baratro nel nome dell’ amico germanico, e finiti poi stritolati da questo abbraccio interessato.
Chi ha avuto i maggiori vantaggi dalla crisi greca? I titoli di stato tedeschi divenuti parametro di confronto con lo Spread. Il debito emesso con interessi zero.
Chi ha speculato per tre anni sui titoli greci (ed anche italiani e spagnoli) emessi a tassi altissimi? In primis le banche tedesche.
Chi sta ripagando gli interessi su quei titoli di stato (al 25%)? Il popolo greco.
Finita la giostra, ora i titoli stanno passando di mano e li sta acquistando la BCE (con sede a Francoforte) governata da Mario Draghi. L’operazione Quantitative Easing lanciata in grande spolvero è stata fatta passare come una manna per i poveri paesi del Sud Europa. Intanto il 25% dei fondi è andato alla Bundesbank per acquistare titoli tedeschi.
Se la BCE avesse fatto l’operazione tre anni fa, come fece la Federal Reserve in America, non avremmo avuto crisi, povertà , indebitamento, fallimenti, suicidi.
Chi doveva nel frattempo mungere e schiacciare tutto quello che la circondava?
Se Tsipras riuscirà a salvare e liberare la Grecia è da vedersi. Avrà bisogno dei partigiani di altre nazioni e non di quelli che gli regalano cravatte. Ma nel frattempo incominci a mettere ai ferri quelli che hanno consegnato la Patria al IV Reich. E che hanno nascosto i milioni di euro dei prestiti della Troika in Svizzera, come rivelato dalla lista Falciani, intercettata e tenuta segreta per anni dai servizi segreti di Sarkozy, amico di sorrisi della Merkel.