Serata dell’8 Marzo dedicata all’arte al femminile quella dall’associazione culturale In Nome della Rosa di Giulianova (3389727534) che nei suoi locali ha accolto la seconda presentazione del libro di Palma Lavecchia “Mi chiamo Beba” edito da Infinito edizioni. Romanzo e quadri così, come a Lanciano, un connubio che si ripete anche a Giulianova e che si ripeterà ancora domani a Scerni e il 13 a Barletta.
A presentare la serata è stato Domenico Spina, il reading invece Marco Monachese.
La vicenda di Beba, quindi, diminutivo di Benedetta, delle sua vicissitudini e della violenza che subiva tra le mura domestiche, si incammina su un percorso, affiancato da due assistenti sociali, di recupero della sua vita. Una storia particolarmente diffusa nell’ordinario, che racchiude le dinamiche di chi si trova a vivere violenze tra le mura domestiche. È il punto di vista di una scrittrice che nella vita è capitano dei Carabinieri e che su storie simili ha dovuto confrontarsi decine di volte. Esperienze che le hanno permesso di focalizzare tutti i passaggi, tutte le sfaccettature, tutte le gabbie che fanno di alcuni rapporti, un vero inferno.
Vittima, carnefice, figli, assistenti sociali, familiari, amici e dolore, sono gli ingredienti del romanzo che rimarca due necessità : la prima quella di far aprire gli occhi alle donne, di far prendere coscienza che uno schiaffo non significa mai amore, la seconda che anche il carnefice, oltre al carcere, ha bisogno di cure.
Una immagine, quella della copertina del libro, ben descrive il romanzo. Immagine realizzata da una giovane artista campana Rosaria Nastro.
Arte descrittiva, quindi, anche quella di Francesca Colacioppo, la 26enne di Lanciano che con tempera e porporina realizza quadri che ispirano simpatia. Insomma arti che vanno viste e lette.