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“Mi chiamo Beba” il romanzo di Lavecchia presentato a Roma con l’intervento della direttrice dell’Omniroma Lia Romagno

Presentato nella galleria “Il mondo dell’arte” in via Margutta a Roma il romanzo “Mi chiamo Beba” del capitano dei carabinieri Palma Lavecchia. Un lavoro letterario per realizzare il quale l’ufficiale dell’Arma, ha detto: “Mi sono infilata le scarpe di una delle tante vittime che ho conosciuto. Mettendo su una storia complicata, sforzandomi di scriverla nel modo piú semplice possibile”. Parliamo di violenza di genere, il drammatico fenomeno che vede le donne subire la violenza dei loro uomini, un argomento scuro che fa da contrasto ai colori degli splenditi quadri che fanno da cornice all’iniziativa.

“Perchè non denunciare – ha detto l’autrice – è la domanda che spesso mipongo rispondendomi che forse non ê così semplice”.
A presentare la serata è stato il padrone di casa, il proprietario de Il Mondo dell’Arte, Elvino Echeoni.

Al fianco dell’autrice c’era la giornalista e direttrice dell’agenzia stampa Omniroma Lia Romagno. “È un problema democratico – Ha detto – perchè coinvolge tutti; giovani, meno giovani e di qualsiasi estrazione sociale. Se ne leggono tante, ma per quanto tante siano, molte di più sono quelle che non vengono denunciate. Ecco l’importanza del ruolo della stampa che, raccontando di episodi e di come si risolvono, danno la forza alle vittime di trovano la forza di denunciare”.

Stampa sì, ma con pregi e difetti. La giornalista infatti sottolinea l’aspetto del “linguaggio che tende a giustificare tali violenze. Si parla di drammi della giustizia, di delitto passionale, quasi quello che un tempo, fino all’81 era il delitto d’onore. ‘L’ha massacrata di botte perchè l’amava ed era geloso’. Non è vero, è solo violenza.

Bisogna dare alle cose il loro nome. Non è amore, non è passione, è solamente violenza”.

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