Il malcostume italiano per eccellenza, le scorte ai politici, sono come pilastri in cemento armato, che resistono ad ogni cambiamento, forse perché sono a vantaggio di chi dovrebbe sancire il cambiamento. Tutto questo a discapito della sicurezza dei cittadini a cui quegli uomini dovrebbero essere invece destinati. Il sindacato di polizia Silp Cgil lo dice a chiare note in un comunicato stampa che integralmente riceviamo e pubblichiamo.
“LE SCORTE DELLA POLITICA E LA POLITICA DELLE SCORTEâ€
“A poco più di un anno dall’insediamento del Governo Renzi, la tanto annunciata sobrietà sulle scorte assegnate ai politici, è rimasta solo uno dei tanti spot mediatici.
Le scorte come “status symbol†dei politici che avevano caratterizzato la prima Repubblica hanno resistito anche alla seconda e non sono scalfite “dall’Italia che cambia†del nuovo Premier Renzi.
Le cattive abitudini di questo Paese in tema di sicurezza, che lo rendono fanalino di coda dell’Europa, sono difficili da scardinare: sobrietà e trasparenza si pretendono per gli altri ma non si applicano alla classe politica.
Nell’ultimo anno i dispositivi di scorta dell’Ispettorato Viminale del Ministero dell’Interno sono cresciuti, tutto in barba alle preannunciate razionalizzazioni su sprechi e inefficienze. I tanto auspicati nuovi criteri per valutare le effettive esigenze di tutela delle personalità non sono stati individuati e i 250 uomini dell’Ispettorato Viminale, addetti alle scorte, sono attualmente tutti occupati nei 42 dispositivi, spesso in violazione ai parametri operativi di sicurezza professionale previsti dalla legge, esponendoli a gravi disagi professionali. Questo, spesso avviene solo per garantire un privilegio, che nulla ha che fare con la sicurezza di una personalità esposta a un rischio reale.
Anche la tanto sbandierata meritocrazia professionale fatica a trovare spazi in quel settore: i politici continuano a “scegliersi†il personale di scorta grazie ad un’amministrazione “condizionata†dal potente di turno. Neanche l’imbarazzante scandalo giudiziario dell’ex Ministro Scajola e delle intercettazioni telefoniche pubblicate dai media, ha portato l’auspicata rotazione dei servizi di scorta fra le diverse personalità , interrompendo “rapporti diretti†con gli uomini di potere che durano anche per anni, con il rischio di ingerenze che rischiano di far venire meno terzietà istituzionale e trasparenza.
Il sistema scorte dev’essere assolutamente riformato, nel numero, nei presupposti e nei meccanismi di assegnazione, per evitare le attuali scorciatoie che portano alcuni dipendenti, forti di “amicizie politicheâ€, a muoversi sul “Risiko†dei dispositivi, passando in poco tempo dalla scorta di un sottosegretario a quella del premier, magari con il passaggio finale nell’agenzia dei servizi di sicurezza nazionale.
La credibilità politica di una Nazione, l’effettiva intenzione di innovare e modernizzare Paese e istituzioni, risparmiando sulla spesa pubblica, passano per azioni concrete e non per vuoti slogan che si applicano solo agli altri. Per eliminare questi odiosi privilegi e creare meccanismi di rotazione e piena trasparenza contabile dell’attività straordinaria dei dispositivi di scorta, non servono nuove leggi o grandi riforme: è sufficiente una circolare interna. Dubitiamo però che il Ministro dell’Interno vorrà rendere trasparente e virtuoso un sistema che coinvolge direttamente la classe politica della nostra Italiaâ€.