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Da mesi due donne ospitate in una stanza piccola, umida…e il Comune paga

Che l’emergenza abitativa sia un problema drammatico, che si trascina da decenni a Cassino, è dimostrato dagli avvenimenti di questi giorni culminati con l’occupazione delle due case cantoniere affidate dalla Regione Lazio al comune di Cassino. C’è, tuttavia, un ulteriore aspetto della vicenda che non può e, non deve essere, sottovalutato. Quello rappresentato dalla spesa sostenuta dal Comune per dare un tetto, anche provvisorio, a chi si ne sia sprovvisto. Non sempre la spesa sostenuta, però, è adeguata alle esigenze e alla dignità delle persone. Lo dimostra la denuncia che arriva da una ragazza “sfrattata” dalla scuola di via Ponte la Pietra con ordinanza del sindaco perché i locali non erano “idonei strutturalmente e igienicamente ad essere adibiti ad abituale alloggio e civile abitazione” alla fine di febbraio ed al momento ospitata, per conto del Comune, nell’Istituto delle Suore di Clausura di Cassino. Nella lettera inviata alla nostra redazione, la giovane donna denuncia le condizioni in cui vive da oltre due mesi in quei locali e per i quali l’amministrazione comunale paga un fitto di 250 euro. “Sono quasi due mesi che devo vivere in una stanza di 2,5 per 4 metri insieme ad un’altra donna – scrive la ragazza – dove regna umidità e cattivo odore dovuto alla muffa non solo nella camera, ma anche nell’unico bagno a nostra disposizione. Abbiamo chiesto più volte alle suore di essere spostate in altre camere libere e più grandi, ma senza risultato. In quella che occupiamo adesso, a volte non riusciamo neppure a muoverci e di recente è presente anche una perdita d’acqua. Mi sono rivolta – prosegue nella sua lettera la ragazza – anche all’assessorato ai Servizi Sociali, che ha provveduto alla mia sistemazione e che paga il fitto, documentando la nostra situazione anche con foto, ma nulla si è mosso”. La giovane donna si chiede, a questo punto, se i locali della scuola, da cui è stata sfrattata insieme agli altri occupanti, non erano idonei sotto il profilo igienico, perché dobbiamo vivere in un luogo così angusto e umido dove il Comune paga un canone? Certo la situazione è alquanto paradossale, se si considera che forse, ma non è ancora certo, che le due donne verranno spostate a breve in altri locali solo per consentire l’esecuzione di lavori di manutenzione, già programmati, proprio in quella stanza. Del resto la situazione igienico-sanitaria della camera è sufficientemente documentano dalle foto che pubblichiamo, confermano quanto denunciato. Non si comprende come si sia potuto lasciare due donne in locali del genere per mesi, nonostante il canone non certo esiguo pagato dal Comune. Quel che è certo che una situazione simile, non può e, non deve essere tollerata soprattutto quando si paga un fitto con i soldi di tutti i cittadini di Cassino, ma soprattutto per una questione di dignità verso chi quella stanza la deve abitare non per sua volontà, ma per necessità e per un disagio sociale!
F. Pensabene
bagno stanza suore di clausura 

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