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Acqua pubblica: Il Consiglio di Stato accoglie il ricorso del Comune… ma solo in parte

La vertenza fra Acea Ato5 ed il comune di Cassino sulla gestione dell’acquedotto comunale potrebbe essere definita, dopo la sentenza del Consiglio di Stato di oggi, come un pareggio fra i due contendenti. Proprio il Consiglio di Stato ha, infatti, accolto il ricorso presentato dal Comune volto ad ottenere l’annullamento della sentenza del Tar sulle attività di ricognizione degli impianti che, a giudizio dell’Amministrazione ed evidenziato nel ricorso presentato dall’avvocato Francesco Caputo “non potevano essere fatta da Acea o da un commissario ma direttamente dal Comune”. La sentenza del Consiglio di Stato ha accolto le istanze del Comune respingendo il ricorso di primo grado per la parte in cui stabiliva la consegna degli impianti ad Acea. Questa pronuncia farebbe anche venire meno i presupposti del risarcimento dei danni di venti milioni di euro richiesto da Acea. Una vittoria, forse solo parziale, per la giunta Petrarcone che in un comunicato appare fiduciosa e soddisfatta della sentenza ed in cui difende il proprio operato su tutta la vicenda. Secondo il sindaco Petrarcone: “Oggi per molti “gufi” è un giorno triste perché si aspettavano che il Consiglio di Stato confermasse la sentenza del Tar sul caso Acea Ato 5 e quindi arrivasse a Cassino il Commissario per la consegna degli impianti ad Acea. Purtroppo per loro non sarà così. Con buona pace di quanti nei mesi scorsi avevano speculato sulla mancata costituzione del Comune dinanzi al Tar, il risultato della pronuncia del Consiglio di Stato dimostra che questa amministrazione ha a cuore le sorti delle sue risorse idriche. Dunque – prosegue il documento – nessun commissario si sostituirà al Comune di Cassino per la ricognizione degli impianti, né Acea potrà pretendere il risarcimento da essa stimato di circa 20 milioni di euro per la mancata gestione diretta degli impianti. Questione quest’ultima che aveva eccitato la “fame” di diversi avvoltoi del centro destra, che avevano imbrattato la città di Cassino con manifesti falsamente accusatori ed ingannevoli”. In realtà l’acquedotto comunale potrebbe passare sotto la gestione Acea soltanto dopo la ricognizione da parte del Comune degli impianti, non eliminando il problema principale, dovuto alla gestione con il sistema integrato imposto dalla legge Galli del 2004. Una soluzione che non si attuerà nell’immediato per i possibili “tempi lunghi” per la ricognizione stessa. Resta, inoltre, nelle intenzioni della Giunta Petrarcone, la possibilità di applicazione della legge regionale n. 5/2014, volontà ribadita in ben tre Consigli comunali, con l’obiettivo di raggiungere l’ambizioso primato di essere la prima regione in Italia che, oltre a recepire la volontà dei cittadini espressa con il referendum del 2011, rende operativo il nuovo modello di gestione pubblica e partecipata del servizio idrico integrato.
F. Pensabene

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