Il caso Roscia infiamma la campagna elettorale a Pontecorvo e il commissario prefettizio Ernesto Raio si tira fuori da quelle fiamme. La vicenda, mai come in questo caso, è intrica di cronaca giudiziaria, amministrativa e politica. Tutto nasce con il terremoto dovuto all’arresto dell’allora sindaco Riccardo Roscia accusato di aver chiesto soldi ad un imprenditore. La prescrizione impedì il raggiungimento del terzo grado di giudizio quando i primi due erano stati di condanna. Superata la vicenda, Roscia è tornato in politica ricandidandosi. Nulla glielo impediva ma, a detta dei suoi avversari, l’amministrazione doveva costituirsi parte civile contro l’ex sindaco per chiedergli i danni di immagine per quella brutta vicenda. Il cerino, quindi, è rimasto in mano al commissario al quale, gli avversari di Roscia, neanche tanto velatamente, minacciavano di denunciare per omissioni se non si fosse proceduto in tal senso. L’azione, infatti, avrebbe creare una incompatibilità per la quale Roscia non avrebbe potuto ricoprire una carica amministrativa comunale.
C’era da scegliere, quindi, tra il far valere un diritto della comunità , o interferire in maniera incisiva sulla campagna elettorale e sul futuro amministrativo della città . Il Commissario ha scelto così:
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Una vicenda che dal punto di vista mediatico sembra giocare a favore dell’ex sindaco, con i suoi avversari più impegnati a creare ostacoli all’avversario che per convincere gli elettori a concedere loro fiducia.
Ermanno Amedei