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Goran Bregovic apre la 30esima edizione di Atina Jazz e chiude la serata con Bella Ciao

Solo Goran Bregovic può essere all’altezza di Goran Bregovic e nessun altro “compositore contemporaneo” può regalare al suo pubblico tante emozioni in una volta sola. Inevitabilmente i racconti in musica dell’artista e della sua band eterogenea e affiatata insieme diventano immagini. Sembra di essere in un film di Kusturica, sembra di sentire i profumi e di vedere i colori dei Balcani.

Questa terra quasi mitologica in cui il passato e il presente si sospendono per bere slivovice e champagne e per ballare ai ritmi forsennati e travolgenti delle musiche di Bregovic. La trentesima edizione di Atina Jazz non poteva iniziare in modo migliore: senza nessuna ortodossia, senza nessuna altra regola che la gioia della musica.

Un’orchestra che mescola sapientemente le sonorità Gypsy di qualunque latitudine e un tocco di puro folk degli slavi del sud ha fatto impazzire il pubblico di piazza Marconi nel cuore di Atina. Sono bastate le prime canzoni, un ritmato omaggio a Cesaria Evora e un brano tratto da Champagne for Gypsies, per far perdere la testa alla folla. I primi a lanciarsi nelle danze sono stati il presidente dell’Asi Francesco De Angelis e il presidente della Camera di commercio Marcello Pigliacelli e poi, le sedie sono state sommerse da una folla festante che ha iniziato ad ondeggiare e a ballare attratta dal carisma di Bregovic.

Canzoni che arrivano dal passato, altre che guardano al futuro, che sono citazioni, che sono frutto di collaborazioni come con i Gogol Bordello, e musiche che sono inni contro la stupidità del razzismo in qualunque forma si manifesti. Goran Bregovic ha mantenuto tutte le promesse, ha estasiato il suo pubblico, lo ha sedotto, lo ha gratificato regalandogli emozioni e una sensazione di libertà. Un crescendo di ritmi sempre più accesi, sempre più veloci che hanno raggiunto l’apice con Kalasnjikov per poi arrivare al gran finale con Bella ciao e la piazza è andata in delirio cantando e ballando guidata dalla voce di Bregovic.

P. C.
foto Antonio Nardelli

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