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Liberate dagli aguzzini, le prostitute rumene si mettono “in proprio” tra Frosinone e Cassino

La polizia ha aperto la gabbia ma loro non sono scappate. Molte delle prostitute rumene sfruttate della banda di loro connazionali e per questo arrestati dagli agenti della Squadra Mobile a giugno, liberate dai loro aguzzini, continuano a prostituirsi. Il dirigente della Mobile Carlo Bianchi non ne fa mistero. “Delle sei ragazze costrette a prostituirsi dal gruppo di rumeni arresti a Giugno, due continuano la loro attività nella zona industriale dove già lavoravano per i loro aguzzini, di altre quattro non sappiamo che fine abbino fatto ma probabilmente hanno cambiato piazza”. La riprova sono le continue operazioni di controllo svolte dagli agenti delle volanti dirette dal vice questore Giuseppe Di Franco a Frosinone e del vice questore Cristina Rapetti a Cassino. Le prostitute sono tutte la e nelle serate passate 9 giovanissime rumene tra i 20 ed i 22 anni sono state accompagnate in Questura. E’ evidente quindi, che molte delle ragazze “liberate” dal cappio dei loro aguzzini che con pestaggi e maltrattamenti vari le costringono a prostituirsi consegnando il 90% del guadagno, rimangono in attività. Il loro guadagno si aggira attorno ai 500 euro per sera e se prima lavoravano accontentandosi di un misero 10%, era facile ipotizzare che difficilmente avrebbero smesso di fronte alla possibilità di mantenersi tutto il guadagno. Questo, fino a quando altre bande non prenderanno il sopravvento della piazza. La situazione è monitorata però dalle forze di polizia e, del resto, monitorare l’attività degli sfruttatori è l’unica cosa che la forza pubblica può fare. Se sfruttare la prostituzione è reato, non lo è prostituirsi.

Er. Amedei

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