Via Trisulti a Collepardo, da tempo è percorsa da rappresentanti di vari ordini o enti religiosi “in trattativa†per la secolare Certosa il cui futuro, ancora oggi, sembra essere più che mai incerto. I monaci cistercensi, i quattro rimasti, dei quali il più giovane ha 80 anni, non ne fanno mistero: ad ottobre lasceranno la certosa. Cosa accadrà nel momento in cui, dopo otto secoli, la certosa, monumento nazionale dal 1873, rimarrà disabitata? A domandarselo sono in tanti come tante sono le ipotesi. Una nuova comunità monastica? “Magari – ad augurarselo è Maria Scerrato, presidente dell’associazione “Amici della Certosa†– Sarebbe la soluzione che permetterebbe di conservare non solo la struttura monumentale della Certosa, ma anche la sua natura spiritualeâ€.
Nessuno conosce i termini delle trattative che certamente sono in corso, e neanche chi sono i protagonisti. Trattativa certamente complessa, dato che strutturalmente appartiene al ministero dei beni Culturali ma la congregazione dei cistercensi che la custodisce dal 1947 può rivendicare altre proprietà che in questi 68 anni ha acquisito per conto proprio. Quindi l’uscita dei monaci non coinciderà con la restituzione delle chiavi al Ministero e il timore che si possa andare incontro ad un lungo periodo di empasse è sempre più fondato. “Chiudere quella struttura, però, significherebbe sancirne la morte†ne è sicura la Scerrato. “I monaci, seppur anziani, ne sono l’anima e sono loro che riescono a tamponare l’incuriaâ€. Una volta chiusa, in quel luogo isolato, un simile scrigno di tesori architettonici, artistici, storici e religiosi potrebbe divenire tappa di scorribande ladresche. Ma non solo. Chi può escludere la scellerata ipotesi che nell’emergenza profughi, una struttura come quella votata all’accoglienza, possa essere individuata come centro di accoglienza?
Ermanno Amedei