La circostanza di Fiuggi culminata ieri con l’arresto da parte dei carabinieri dei tre egiziani minorenni accusati di violenza sessuale, lascia senza parole. Difficile trovare risposte alla domanda: chi ha colpa? I tre, illegalmente in Italia, ospiti da tre mesi di una casa famiglia, avevano già dato problemi di normale convivenza anche nei giorni precedenti. Dopo aver sfasciato gli arredi del centro, aggredito gli operatori, tentato di strangolare il direttore del centro, sfasciare la sua auto, avevano rimediato una denuncia dalla polizia per una serie di reati che contemplavano anche il tentato omicidio. Ma erano rimasti lì, nella casa famiglia, quasi come dopo la marachella di un bambino, gli avessero detto, “non lo fate piùâ€. Una cattiva educazione, un esempio sbagliato, perché quel “non lo fate più†comprensibilmente a loro è apparso come un atto di debolezza. Avranno pensato che qualsiasi cosa era perdonata e punita con un buffetto. Ecco quindi che il livello si è alzato e che il giorno dopo, i tre hanno tentato di violentare una donna che si occupava del loro benessere. Una madre di famiglia come tante che lavorano in centri come quello di Fiuggi. Non mancheranno certamente le voci di coloro che urleranno al razzismo; coloro che sosterranno la tesi che “tanto clamore è dovuto al fatto che sono stranieri e che se fossero italiani non se ne sarebbe parlatoâ€. Un modo, questo, come un altro per lasciare le cose come stanno. Cose che oggettivamente non stanno bene. Non può essere razzismo la preoccupazione per quanto accaduto a Fiuggi e lo sdegno sul sistema Italia incapace di scongiurare episodi simili. Se quei ragazzi avessero pagato per le loro responsabilità già quando i segnali della loro pericolosità era palesi, non si sarebbe arrivati a tanto. Il silenzio istituzionale sull’argomento è assordante.
Ermanno Amedei