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Tullio Di Zazzo ci riprova dopo 15 anni. A Cassino la campagna elettorale si infiamma

Tullio Di Zazzo ci riprova e dopo quindici anni si candida a sindaco di Cassino. E’ stato successore, nel maggio del 1997, proprio a Petrarcone e rimase in carica per tre anni, quando il suo governo cittadino decadde e gli succedette Bruno Scittarelli. Gli scenari politici dell’epoca erano diverse. Lui era alfiere di Forza Italia e soffiò la candidatura a sindaco a Mario Abbruzzese.

Nel 2000 decadde e il centro destra lo scaricò per favorire Scittarelli. Lui lasciò Forza Italia e approdò al centrosinistra ricoprendo anche cariche istituzionali. Forse sperando nella cabala o nelle sue qualità di amministratore, o entrambe le cose, si candida ad essere nuovamente successore di Petrarcone e lo fa con un comunicato stampa di attacco alle amministrazioni (Scittarelli e Petrarcone) che avrebbero vivacchiato grazie al lavoro svolto dalla suo lavoro. “La politica è un’arte nobile – dice Di Zazzo – che diventa grottesca, ed anche molto peggio, se interpretata da figure mediocri o inadeguate. Purtroppo non si possono definire diversamente coloro che, nella pochezza di questi ultimi anni, oltre a non aver fatto nulla per lo sviluppo di Cassino hanno alimentano una stucchevole polemica nel rivendicare delle opere non loro per cercare di sviare l’attenzione dal loro fallimento amministrativo. A rendere questa situazione ancor più drammatica è il fatto che il protagonista di questa farsa sono è proprio il sindaco che ha mandato Cassino nelle sabbie mobili dopo la crescita che c’è stata nei tre anni della mia amministrazione. Una parentesi oggettivamente felice tra i mandati di Petrarcone e Scittarelli in cui la città ha visto uno sviluppo massiccio con la progettazione prima e il finanziamento poi di molte opere che oggi caratterizzano Cassino ed hanno permesso a chi mi ha succeduto di tagliare qualche nastro. Tre anni che possono essere anche criticabili per le scelte politiche operate, ma che da un punto di vista amministrativo non hanno eguali nella storia recente della città. Risultati che sono sotto gli occhi di tutti e che Petrarcone non è nemmeno lontanamente riuscito ad eguagliare. I demeriti di questa amministrazione non si limitano “solo” all’incapacità di attrarre finanziamenti ed avere qualche idea di sviluppo della città senza piazzare a caso nel territorio qualche progetto, ma risiedono soprattutto nel non essere riuscito e manutenere le opere che si è ritrovate senza aver fatto alcuno sforzo. Il parcheggio multipiano di ingegneria (finanziato con i fondi del Giubileo), solo per fare un esempio, è diventato la terra di nessuno e versa in condizioni di semi abbandono. Non si è stati nemmeno in grado di completare per bene un semplice tetto sul Teatro Manzoni (finanziato con fondi Europei) ed oggi i cittadini si ritrovano a dover sborsare più di centomila euro per il completamento. La zona archeologica che ho valorizzato (con fondi Europei) è stata praticamente abbandonata a se stessa. Anche se in maniera molto approssimativa queste opere sono al servizio della città, ma la più grande sconfitta di questa amministrazione è stata la Colonia Solare (finanziata con fondi regionali) che non ha mai visto la luce. Una struttura che doveva diventare il fiore all’occhiello per accoglienza di studenti e professori di università straniere in occasione di incontri, convegni, studi di ricerca. È normale che nel corso della storia di una città ci siano amministrazioni più dinamiche ed altre meno, ma non trovo accettabile non raggiungere nemmeno il “minimo sindacale” con il completamento e la gestione di progetti trovati senza alcuno sforzo. Una buona amministrazione lascerebbe in “eredità” qualcosa alla città che verrà poi finita dalle successive e così via. Peccato che in questi ultimi anni la città è stata praticamente dimenticata visto che poco o nulla è stato fatto. Progettare e far finanziare qualcosa è infinitamente più complicato che parlare e criticare le altre amministrazioni. Petrarcone questo lo sa bene”.

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