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Cittadini “invisibili”, cinque famiglie di Cassino senza servizio idrico pubblico

Cassino – Una piccola borgata, cinque famiglie, circa 20 persone in tutto, senz’acqua. Non con i rubinetti a secco, ma proprio senza che il servizio idrico pubblico serva le loro abitazioni.

Siamo nell’anno 2016 a Cassino, in Italia, nella frazione di Sant’Angelo in Theodice. La zona è difficile da indicare. “Solitamente diciamo che è via Colle Romano anche se la strada che porta alle nostre case non ha un nome”.

Lo dice Rinaldo Valente, uno degli abitanti che da anni si sbracciano come naufraghi in mare per dire all’amministrazione comunale che loro esistono e che hanno diritto ad un servizio idrico pubblico.

“L’acqua che usiamo arriva da pozzi che attingono a falde acquifere di dubbia purezza” dice Rinaldo che denuncia anche una grave situazione di pubblica sicurezza. “Alcuni mesi fa mia zia, da tempo malata, ha avuto bisogno di una ambulanza. Abbiamo chiamato il 118 dando il nostro indirizzo e il personale del mezzo di soccorso, guidato dal navigatore si è ritrovato in tutt’altra zona. Mia zia, poi, purtroppo e morta”.

Perché questa situazione nonostante quelle abitazioni non sono proprio recenti? Pare che il problema stia nella proprietà su cui passa la strada. Quei residenti hanno il diritto di passaggio ma il proprietario non consente i lavori per il passaggio dell’acqua.

Nel 2006, l’amministrazione provò a farli ma vennero fermati e fu costretta anche a risarcire i danni. A parte il sacrosanto diritto a conservare la proprietà, resta un bene primario come quello di avere acqua in casa, che ad oggi non è assicurato a questa gente.

“Non è possibile che nel 2016 vi siano ancora famiglie non servite dal servizio idrico pubblico – dice Bruno della Corte, presidente dell’associazione ‘Il sole Splende per Tutti’ – Questa gente non vive in un luogo inaccessibile, come su una montagna, ma vive non molto lontano da una strada Provinciale. Hanno gli stessi diritti degli altri Cassinati. In quella zona, inoltre, sono frequenti i casi di tumore e infezioni di vario genere. Non può essere escluso che questa casistica possa essere riconducibile all’uso dell’acqua delle falde in cui ci riversano tutti i pesticidi e diserbanti usati in agricoltura”. Quello che si chiede, insomma, è un intervento energico da parte delle autorità per risolvere il problema.

Ermanno Amedei         

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