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Terremoto ad Amatrice, la città si sgretola e inghiotte la gente – FOTO e VIDEO

Rieti – Sono già 241 le vittime accertate nel terremoto che alle 3.36 circa di magnitudo 6.2, ha devastato una vasta area tra Lazio, Marche e Abruzzo. Le zone più colpite, quelle del Reatino che al momento registra 190 vittime tra i comuni di Amatrice a di Accumoli, sono devastate. La terra, nel suo contorcersi come volesse “disarcionare” le strutture, le ha annientate quasi tutte. Quelle che non sono crollate, restano in bilico in un equilibrio precario, rette da muri appoggiati ad altri muri. Scavare alla ricerca di sopravvissuti in quel contesto è eroico.

Le informazioni subito diffuse sulla gravità del sisma ha accelerato enormemente la macchina dei soccorsi. Non era ancora giorno quando le prime colonne mobili dei vari comandi dei vigili del fuoco erano già sul posto e ieri sera continuavano ad arrivare da tutta Italia. Vigili del fuoco, Ares 118, protezione civile, associazioni di volontari,  oltre a carabinieri, poliziotti, finanzieri, forestali, vigili urbani,. Provinciali,

con centinaia di mezzi meccanici, ambulanze, camion, ma soprattutto pale e leve usate a mano per i primi soccorsi. Un bilancio pesantissimo reso tale anche e soprattutto dalla bellezza naturalistica dei luoghi di montagna che attiravano, in particolare d’estate, migliaia di turisti non solo italiani. Proprio la sera prima del terremoto, Amatrice si era riempita di visitatori per una festa. Molti avevano scelto di soggiornare in loco affollando lo storico hotel Roma, 40 stanze, molte delle quali occupate. Tutto distrutto e, questa notte, da quelle macerie sono stati estratti 37 cadaveri. Ma ci sono0 tanti appartamenti, case, affittacamere, che ospitavano turisti ed è li che si scava. Difficile, quindi, fare una styima delle persone da cercare perche va ben oltre il numero dei residenti.

“Non abbiamo più neanche le lacrime per piangete” ha detto il parroco di Amatrice don Sabino D’Amelio (nella Foto). “Cerchiamo di dare sollievo agli altri ma non si trovano parole. qui siamo una famiglia. Ad Amatrice siamo tutti una famiglia. Ci conosciamo tutti e la tragedia continua nell’assistere alla disperazione dei nostri cari.  Ad Amatrice abbiamo due centri religiosi per anziani. In quella maschile ce ne erano 27. Appena sentita la scossa, anche grazie al gruppo elettrogeno non ci è mancata la luce.  Abbiamo portato tutti fuori.

Nella struttura religiosa delle Ancelle del Signore don Minozzi, dove c’erano le donne, purtroppo, sono rimaste seppellita quattro anziane e tre suore”.

Sbriciolato è il termine più ricorrente per definire Amatrice; disperazione e sofferenza per definire, invece, la gente che la abitava.

I residenti scampati ai crolli ma comunque feriti, dopo essere stati medicati in uno dei due centri di emergenza sanitaria allestiti, uno di fronte all’ospedale, l’altro nel campo sportivo, tornano alle macerie delle loro abitazioni per accertarsi del  disastro. “Qui, proprio qui, c’erano sei persone di Rieti ma originarie di Amatrice” dichiara Giuseppina Campesi, una residente testimone indicando un cumulo di macerie in Corso Umberto I. “Erano qui per vacanza. Sarebbero partiti la possa settimana. C’erano due bambine di circa 12 14 anni circa, i genitori e i nonni materni. Le ragazzine sono state le uniche a salvarsi. Hanno perso o genitori e i nonni”.

Resterà nella mente di chi l’ha vista, l’immagine del volto sofferente di un carabiniere che fa ciò che ricorderà per tutta la vita. Porta in braccio il corpo di un bambino avvolto in un lenzuolo nel luogo in cui sono ricomposte le salme delle vittime.

Tra queste vittime è stato portato anche Marco 26 anni, figlio del questore di Frosinone Filippo Santarelli. Il ragazzo stava trascorrendo con gli amici qualche giorno ad Amatrice nella casa dei nonni. Il terremoto non ha avuto pietà.

Ermanno Amedei

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