di Dante Sacco
Cassino – Tutto ha un prezzo. Ha un prezzo il pane, spesso citato nei Vangeli e dalla Chiesa. Ha un prezzo l’arte, sempre al centro di meditazioni extra sensoriali di intellettuali e fini ricercatori. Ha un prezzo la cultura, di cui in tanti si cibano e pochi ne mangiano. Ha un caro prezzo la ricerca delle cime più alte da dove uomini pavoni ed donne allodole vi planano per essere tra i primi spettatori coinvolti nella triste danza delle ovvietà . Tutto ha un prezzo. E se c’è un prezzo, dalla parte opposta c’è un costo e qualcuno che paga il conto. Non dispiace sentire il furore di chi reclama il possesso – terreno e ben lontano dalla paupertà monastica –di ettari di selve pressoché rinselvatichite dopo le fiamme delle bombe. Non dispiace sapere – se è fondato sulla verità e sacrosanta onestà – che i ruderi di un millenario monastero normanno verranno restaurati, rigenerati e/o confusi in un cieco ottimismo circense e carnevalesco. Ci dispiace davvero che il tempo passato e gli anni in cui la rabbia e la partigianeria delle nazioni e dei popoli avrebbe dovuto cedere il passo alla universale serenità tra gli uomini, oggi divengano motivo di una mediocre corsa all’oro. E’ chiaro che ogni azione ha un fondo connotato da una economia che deve necessariamente volgere a favore di chi fa le azioni.
E’ più che evidente che gli impegni economici debbano essere, soprattutto nell’ambito di gestioni private, tendenti al guadagno. Ma esiste una cosa che si chiama dignità dei luoghi, delle persone e delle comunità . Non può esistere un luogo come Montecassino se il luogo in se diventa chiuso o precluso alla memoria. In anni passati, seppur per motivi talvolta nobili, Montecassino ed il comprensorio storico militare ed archeologico e naturalistico di San Matteo, Colle San Comeo, Case D’Onofrio, Masseria Albaneta, Cavendish Road è stato quasi religiosamente sigillato; vigeva in esso un silenzio claustrale ritmato dalle attività agro silvo pastorali di alcuni coloni che ne mantenevano l’identitarietà dopo aver bonificato quelle terre dalle bombe e dopo aver seppellito i morti che vi giacevano insepolti. Poi un silenzio lungo settant’anni, interrotto dal pianto dei Polacchi che qui trovarono la forza di rinascere prima come Popolo ed infine come Nazione.
In tutti questi anni, di claustrale silenzio, di azioni agricole e di taglio boschivo, di celebrazioni e tumulazioni di generali e familiari di chi qui perse la giovinezza e la vita, in tutti questi anni l’ordine Benedettino, fatto di uomini, ha con dignità speso e prodigato il proprio tempo a mantenere sana l’integrità e la stabilità delle “omnes possessiones quas ipse habebat†ovvero di tutto ciò che era e sarebbe rimasto Patrimonio di San Benedetto. Ma del resto il tempo è fatto per gli uomini e scorre caduco in direzione opposta alle intenzioni dei predecessori. Così, per una gestione sicuramente economica e per una lecita azione commerciale, i rappresentanti dell’Ordine Benedettino, nell’ambito della libera azione di temporale diritto di possesso di un bene, hanno deciso di dare in locazione dei beni terreni senza stabilire almeno delle linee guida o prescrizioni in merito.
Del resto chi leggerà queste parole si chiederà dove chi scrive voglia arrivare. Ed allora, chiudendo non posso non ricordare che precludere le strade di accesso verso una proprietà privata può, qualora le viabilità fossero ad uso esclusivamente privatistico, non essere un problema per la collettività e per chi vorrebbe fruire di tali ambiti per motivi immateriali o semplicemente sentimentali. Ma trovo alquanto paradossale che gli uomini che compongono l’attuale Collegio dei Monaci Cassinesi presso l’Arciabbazia di Montecassino possano dimenticare che tra quelle mura vi sono le spoglie mortali dei Santi Benedetto e Scolastica da sempre oggetto di devoti pellegrinaggi di donne, uomini talvolta Santi, Regnanti e spesso di persone comuni spinti dal messaggio e dalla forza ecumenica di Benedetto e Scolastica. La stessa forza che li rende di fatto Patroni Spirituali e Morali dell’Europa senza frontiere e limitazioni. Così la distanza ed il silenzio claustrale che attanaglia la discussione pro e contro “Albaneta vs Cavendish Roadâ€, cronologicamente successive alla fuoriuscita di alcuni membri del Collegio dei Monaci Cassinesi, crea una sorta di smarrimento morale e spirituale da parte di chi vorrebbe delle risposte dai millenari custodi – e non padroni – delle ossa sante di Benedetto e Scolastica.
Con la stessa dignità che spinse un tale Gregorio Vito Diamare, uomo ed Abate nato a Napoli, a non concedersi nè ai tedeschi tantomeno agli americani ed assolvere al suolo ruolo di Abate sotto il bombardamento del febbraio 1944. Del resto aveva ben ragione José Saramago quando scriveva che â€La dignità non ha prezzo, quando si iniziano a fare piccole concessioni, alla fine perde ogni significatoâ€. E la dignità non ha prezzo.
Dante Sacco