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Inquinamento – Acqua rossa e fusti interrati a Cassino, analisi per verificare il collegamento

Cassino – Proseguono le indagini sul fenomeno dell’acqua rossa che sgorga in terreni di periferia, nel comune di Cassino al confine con quello di Sant’Elia nei pressi di via Lenze, traversa di Via del Lago.

Una indagine nata grazie alla testardaggine di alcuni ambientalisti come Edoardo Grossi, Salvatore Avella e Francesco Altieri che, rischiando in proprio, alcune volte minacciati anche di denunce per procurato allarme, hanno portato alla ribalta un problema di inquinamento serio dove, finalmente, si sta facendo luce.

La segnalazione agli ambientalisti era arrivata a primavera via Facebook da un cittadino che aveva notato il fenomeno. Con un sopralluogo, Grossi, Avella e Altieri hanno riscontrato la veridicità di quella segnalazione facendo una denuncia. Del caso se ne sono occupati prima la Finanza, poi la Forestale, i vigili urbani di Sant’Elia fino ad arrivare alcune settimane fa al sequestro disposto dalla procura di Cassino con affidamento delle indagini ai carabinieri. Ieri, proprio i militari con i tecnici dell’Arpa Lazio hanno prelevato dei campioni di acqua rossa da analizzare. Nel corso dei vari sopralluoghi, così come scrive Edoardo Grossi sul suo profilo Facebook, “Vennero rinvenuti, dalla Polizia Locale di Sant’Elia Fiumerapido, in una palude di acqua, nei pressi dei fossi contaminati da acqua rossa, decine e decine di bidoni di resina industriale, alcuni già deteriorati e dispersi nell’ambiente, altri integri”. Bidoni immediatamente rimossi.

A questo punto è facile ipotizzare che la fonte dell’inquinamento, di qualsiasi forma esso sia, sia riconducibile proprio a quei bidoni. A questo punto, il contenuto di quei bidoni fotografati da Grossi, sequestrati dalla Polizia Locale di Sant’Elia Fiumerapido, unitamente all’esito degli esami dei campioni prelevati nei giorni scorsi, potrebbe dare una risposta all’enigma dell’acqua rossa. Poi bisognerà stabilire chi ha responsabilità per quell’inquinamento. Ma nel frattempo, così come chiedono Edoardo Grossi, Salvatore Avella e Francesco Altieri andrebbe vietata la coltivazione di prodotti agricoli entro un perimetro di sicurezza.

Ermanno Amedei

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