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Matteo Renzi e il suo Patto d’instabilitá mentale

di Max Latempa

Dall’Italia – Fallimenti, aziende e famiglie distrutte, speranze frustrate, suicidi. Il famigerato patto di stabilità, il cui rispetto ossessivo negli ultimi sei-sette anni ha comportato per gli italiani  sangue, sudore e lacrime, scopriamo adesso che non era poi così rigido e che adesso Bruxelles ci autorizza a sforarlo.

Eppure migliaia di aziende sono finite sul lastrico a causa dei ritardi nei pagamenti della Pubblica Amministrazione, la spesa sanitaria è stata tagliata con gravi disagi per tutti, le pensioni hanno subito manovre farsesche.
L’Italia ha un debito pubblico mostruoso, è stata questa la realtà con cui ci siamo scontrati fino ad oggi. E nonostante tagli e sacrifici, ha continuato ad aumentare.
Ora Bruxelles, di fronte alle pressioni di Renzi, ci autorizza a sforare il rapporto deficit/pil di circa 7-8 miliardi. La motivazione: emergenza terremoto ed immigrazione.
Passi per il terremoto (4 miliardi), che è un evento straordinario, quella che non si può proprio accettare è la motivazione sull’immigrazione.
Si aiutano gli altri se si è in grado di badare prima a sè stessi. Noi invece siamo stati autorizzati ad indebitarci ulteriormente e ad aggravare la nostra situazione per sopperire alle mancanze di chi doveva affrontare e risolvere la cosa già da venti anni. Perché non si può parlare di emergenza se i barconi arrivano ormai dagli anni 90. A Renzi hanno sbattuto la porta in faccia e lui ringrazia pure. La ricollocazione dei migranti nei vari paesi dell’ UE è totalmente inapplicata ed il cerino acceso è rimasto in mano a noi. E lui annuncia invece trionfalmente che ha ottenuto una vittoria a Bruxelles: “ Potremo sforare il patto di stabilità! ”.
Per i migranti si, ma per tutte quelle persone che hanno passato nottate e talvolta sono morte sulle barelle al pronto soccorso di ospedali ormai al collasso, no. Non era possibile, bisognava rispettare le regole, senza eccezioni.
La scelta del momento è la cosa più importante in ogni occasione (Esiodo, IV secolo a.c.). All’ Unione Europea il poeta greco devono evidentemente conoscerlo bene. Ma noi che siamo latini e come scrisse Orazio duemila anni fa, sappiamo che,  Est modus in rebus, c’è una misura per tutte le cose.
Ed ormai la misura è stracolma.

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