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Lazio Ambiente: Una vicenda infinita di inefficienza e spreco di denaro pubblico

Dall’Unione Sindacale di Base Coordinamento provinciale di Frosinone riceviamo e pubblichiamo:

E’ impensabile parlare di crisi nel settore della raccolta e trattamento dei rifiuti. Lo dimostra il successo di grandi società che dai rifiuti hanno saputo generare vantaggi per i cittadini, l’ambiente, i lavoratori e le aziende stesse.

Eppure la vicenda della Lazio Ambiente spa Unipersonale, una società per azioni a totale partecipazione pubblica regionale che gestisce la raccolta e il trattamento rifiuti, si colloca all’estremo opposto, rappresentando un caso emblematico di insuccesso e malaffare.

La storia è nota: in origine costituitasi come consorzio Gaia per poi trasformarsi in spa, nel 2009 viene sottoposta ad un sequestro e successivamente ad un commissariamento a causa di irregolarità sulle emissioni. L’indagine porta alla luce alcuni responsabili (ancora oggi sulla scena), oltre a sottrazioni indebite di denaro pubblico, fatturazioni gonfiate, finanziamenti per opere in assenza di un progetto, con la complicità di Cassa Depositi e Prestiti. Il commissariamento porta l’indebitato consorzio Gaia nelle mani della Regione Lazio, che si presenta con buona
pace di tutti come la tanto agognata soluzione di riscatto dal passato con una proiezione rosea verso il futuro. E invece nulla è cambiato: gestione scellerata come in passato, spreco di denaro pubblico e una situazione impiantistica e logistica disastrata. Gli impianti di termovalorizzazione sui quali non è mai stato operato un serio intervento manutentivo e di revamping versano infatti in condizioni rovinose, così come il parco automezzi per la raccolta. L’avvicendamento ai vertici aziendali non ha di fatto prodotto alcun cambiamento. I nuovi vertici hanno infatti proseguito nel solco della vecchia strada del dispendio e dell’inefficienza gestionale e decisionale in assenza di una sana politica di programmazione degli investimenti e di efficientamento.

Ciò che più stupisce di questa vicenda è la latitanza della Regione in un percorso intrapreso dai vertici locali a discapito dei lavoratori. Dapprima infatti hanno cercato di ricorrere ad una cassa integrazione in deroga e in seguito al fallito il tentativo, stanno tentando ora il ricorso al Fondo di integrazione salariale, con le gravi conseguenze che ciò comporta per i lavoratori, i quali percepirebbero un assegno di circa 900 euro lordi a fronte dei sontuosi stipendi dello staff dirigenziale che variano dai 135.000 ai 170.000 euro annui, ai quali vanno aggiunti i benefits.

Una situazione grottesca, ingiusta e inaccettabile. Dopo aver più volte ribadito che il suo obiettivo principale è il riassetto ed il rilancio dell’azienda e ancor prima la salvaguardia occupazionale e salariale dei lavoratori, la Regione Lazio sembra essere
venuta meno a quella promessa ed essersi inoltre sottratta dalla partecipazione alla Lazio Ambiente spa, avvalendosi della legge Madia (tra l’altro sospetta di incostituzionalità).

Tale operazione sta spingendo all’uscita anche alcuni comuni (tra i quali Valmontone, Subiaco, Frascati, Colonna) facilitando così la dismissione di Lazio Ambiente e il subentro di altre società nella gestione della raccolta e degli impianti di termovalorizzazione. Il presidente della Regione Lazio e gli assessori competenti hanno il dovere di assumersi la responsabilità dell’attuale situazione e di adottare misure urgenti e improrogabili, quali la sostituzione dei vertici aziendali e la tutela dei piani occupazionali.

Trattandosi di impianti particolarmente sensibili, spetta inoltre alle istituzioni garantirne il corretto funzionamento, al fine di scongiurare gravi danni per l’ambiente, i lavoratori e i cittadini.

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