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Il Tar respinge il ricorso di Miri e dell’Abbazia sulla rimozione del cancello all’Albaneta

Il tribunale regionale del Lazio, sede di Latina, ha rigettato il ricorso presentato dell’Abbazia di Montecassino e da Daniele Miri. L’imprenditore aveva avuto in affitto, dal monastero, l’intera area di immenso valore storico. Un contratto regolarmente stipulato nell’ottobre del 2015 ma che di certo non prevedeva la chiusura al pubblico dell’antico sentiero. L’affittuario ed il monastero, infatti, avevano posizionato un cancello a metà percorso pretendendo anche il pagamento del pedaggio da parte dei turisti e degli appassionati di trekking che di sovente frequentano l’Albaneta. Da qui il ricorso al Tar presentato dal monastero e dall’imprenditore Miri. Il giudice estensore della sentenza Antonio Massimo Marra ed il presidente del tribunale regionale Carlo Taglienti, hanno motivato la decisione replicando alle tre motivazioni avanzate dai ricorrenti. In primo luogo, scrivono i giudici, il ricorso è infondato, dall’applicazione corretta della normativa del codice della strada invocata dal ricorrente, l’ordinanza di rimozione del cancello deve ritenersi immune da censure, stante la natura non privata sulla quale insisteva il cancello in ferro. Risulta, inoltre, infondato anche perché l’ordinanza impugnata è volta essenzialmente alla rimozione del cancello, insistente su area non privata. Il terzo motivo è rappresentato dal fatto che il ricorso appare fuori testo in relazione al tenore dell’ordinanza. Per tali ragioni il ricorso è stato respinto. Soddisfazione è stata espressa dall’ex sindaco Petrarcone, che aveva emesso l’ordinanza di rimozione di quel cancello. Una vicenda, quella dell’Albaneta, che dovrebbe essere conclusa e che aveva diviso profondamente l’intera città, così legata a quei luoghi, sacri e carichi di storia.

F. Pensabene

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