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Sherman è sanvittorese. Il Consiglio di Stato dà ragione al comune

Colpo di scena nella vicenda del cane Sherman, il dogo argentino tripode che da tempo era conteso fra il Comune di San Vittore del Lazio ed una onlus che intendeva affidarlo ad una richiedente in Germania: il Consiglio di Stato ha accolto in pieno il ricorso del Comune di San Vittore del Lazio, rappresentato dall’avvocato venafrano Gianluca Giammatteo, contro un precedente pronunciamento cautelare del Tar di Latina che aveva lasciato presagire come, la decisione del Comune di tenere il cane a San Vittore, amorevolmente curato da un cittadino, il signor Valente, fosse in bilico. La vicenda è nota a tutti: il cane in questione era stato “rivendicato” dalla E. Onlus, allo scopo di affidarne le cure ad una signora residente in Germania. I media avevano parlato di “estradizione”, intendendo ovviamente un immotivato sradicamento del cane da un luogo dove aveva già ritrovato pace, salute e gioia di vivere. Vi era stato anche il famoso “duello”, in senso lato, ad Uno mattina fra la Sindaca Nadia Bucci, l’animalista Cinzia Valente ed uno dei legali rappresentanti della Onlus, l’avvocato Maria Cristina Fischioni. Il Tar aveva emesso un pronunciamento interlocutorio e si era giunti al Consiglio di Stato, dietro caparbio imput del Comune di San Vittore, che voleva a tutti i costi che Sherman-Ciccio (sarebbe questo il suo nome di adozione sanvittorese, ormai) restasse a casa sua, nel Cassinate. Di diverso, diverso e definitivo, parere è invece il Consiglio di Stato: con provvedimento N° 2442 del 2017, i giudici Francesco Caringella, Paolo Giovanni Nicolò Lotti, Fabio Franconiero, Stefano Fantini e Daniele Ravenna hanno stabilito che quella pretesa nullità “debba ritenersi sanata dalla rituale costituzione in giudizio delle E.” ed hanno accolto l’appello del Comune, respingendo l’istanza cautelare proposta in primo grado, azzerando in buona sostanza il precedente pronunciamento di Piazza Doria sulla “estradabilità” del cane. Vittoria su tutti i fronti del Comune, oltre che della qualità della vita di Sherman-Ciccio, che se la gode nei prati dell’abitazione del signor Giovanni Valente, dato che i giudici del Cds hanno compesato le spese sia in primo grado che nell’appello definitivo, sconfessando la tesi dei legali della Onlus per cui il Comune avrebbe dovuto scucire fior di danè in virtù di questa sua battaglia di civiltà.

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