Cassino – Negli scorsi giorni è emersa la vicenda di un senza tetto di origine polacca che, schiavo del bere, aveva arrecato diversi fastidi alla cittadinanza. Dopo l’ultima bravata – il tentativo di baciare una fedele che usciva dalla chiesa di S. Antonio, in centro, l’uomo ha spostato la sua “sedeâ€. Ha lasciato il giaciglio creato da mucchi di coperte all’entrata della suddetta chiesa in piazza Diamare a Cassino per spostarsi… pochi metri più avanti! Ha di fatto attraversato le strisce pedonali poste al lato della chiesa per stabilire il nuovo riparo sotto i portici che danno verso piazza Labriola. Di giorno come a notte fonda, sotto gli occhi dei passanti, l’uomo giace sotto la capanna di coperte da lui creata, in uno spettacolo davvero raccapricciante per un essere umano, dominato dalle consuete bottiglie di birra delle quali è schiavo. Il Comune di Cassino aveva già predisposto che l’uomo fosse ospitato nella struttura d’accoglienza Casa della Carità , luogo dal quale tuttavia l’uomo si era allontanato per il giusto divieto di assumere alcool. È chiaro come il clochard si trovi in una condizione psicologica e psicofisica di disagio oltre che di emarginazione, incapace di intendere e di volere per l’alcolismo. Prima che lo sfortunato possa diventare potenzialmente pericoloso ai danni della cittadinanza – proprio per le situazioni sopracitate – dovrebbe essere condotto in una struttura dove disintossicarsi e riprendere coscienza di sé, accompagnato da un forte sostegno psicologico per essere guidato in un percorso di rinserimento nella società . In questo modo si limiterebbero i danni per la popolazione e lo stato di degrado in cui sono rivolti i portici per la presenza del senza tetto ma, cosa sicuramente più importante, si salverebbe una vita umana.
Giulia Guerra
Foto d’archivio