Umiliazioni e maltrattamenti in un asilo nido. Arrestati due fratelli di Fiumicino
13 Giugno 2017Fiumicino- Roma- Dopo intense indagini, gli agenti della Polizia di Stato di Fiumicino hanno arrestato due fratelli, un uomo ed una donna. Il primo di 30 anni e la sorella di 40 anni, gestori di un asilo nido della capitale, peraltro completamente privo delle necessarie autorizzazioni.
I poliziotti, dopo aver raccolto la segnalazione di un genitore, allarmato dal repentino cambiamento nel comportamento del loro bimbo, hanno avviato una complessa attività investigativa, anche mediante l’utilizzo di sistemi d’intercettazione audio e riprese visive, che ha consentito loro di appurare come, nella struttura, frequentata da 16 bambini di età compresa tra i cinque mesi ed i tre anni, si consumassero reiterati episodi di maltrattamento.
I bambini in tenera età infatti, venivano esposti a continue umiliazioni, subendo anche maltrattamenti.
Gli arrestati erano soliti apostrofare i minori con insulti anche a sfondo razziale, utilizzando sistematicamente riferimenti sessuali sempre espressi in modo volgare ed osceno.
Non sono mancati anche episodi di violenza fisica, durante i quali i bimbi venivano picchiati o lanciati in terra spesso perché responsabili di un pianto accorato.
Le indagini sono state coordinate dal sostituto procuratore della repubblica presso il Tribunale di Roma, dr.ssa Claudia Alberti che, accogliendo la tesi investigativa prospettata dagli operanti ha disposto puntuali accertamenti che hanno consentito di offrire al Gip di Roma, dr.ssa Passamonti, un quadro accusatorio di rilevante gravità .
L’intervento repressivo, condotto con la partecipazione della Asl per gli aspetti di specifica competenza, si è reso necessario proprio per impedire un protrarsi della esposizione dei minori alle violenze psico-fisiche.
Ai bambini ed ai loro genitori è stato assicurato un servizio di consulenza medico specialistico per l’assistenza post-traumatica.
I due fratelli, al termine delle incombenze di rito,’sono stati associati presso strutture carcerarie della capitale.
Immagine d’archivio