ROMA –  E’ l’Italia che cambia e, purtroppo, sempre in peggio. Poche le garanzie di servizi rimaste e, tra queste, non c’è la prontezza di rispondere alle richieste di emergenza. Abbiamo sperimentato oggi pomeriggio a Roma il fallimento del numero unico di emergenza 112.
A quell’utenza a cui un tempo rispondevano prontamente i carabinieri della centrale più vicina dal punto in cui si chiamava con un rassicurante “carabinieri pronto”, oggi risponde un civile che smista la chiamata a forze dell’ordine, vigili del fuoco o ambulanza, a seconda della tipologia di intervento che necessita.
Peccato che l’attesa, almeno oggi pomeriggio per noi che l’abbiamo sperimentata arriva a ben 5 minuti solamente per parlare con l’operatore civile. Significa che, per segnalare un avvenuto furto, senza ovviamente nessun pericolo imminente in corso, siamo stati in una lunga coda di attesa, tanto lunga quanto lo sarebbe stata se fossimo rimasti chiusi in una casa in fiamme; se fossimo stati testimoni di una aggressione in corso, se fossimo rimasti incastrati in un’auto o se un nostro figlio fosse rimasto ferito sull’asfalto perché investito da un’auto.
Lontani i tempi in cui ci si lamentava, a volte anche con vigore, quando l’operatore dei carabinieri, polizia o 118 rispondeva dopo il quinto squillo. Allora, anche se oggi possiamo dire ingiustamente, sapevamo con chi prendercela, fossero carabinieri, polizia, vigili del fuoco o ambulanza. Oggi no, è tutto uniformato, o meglio appiattito in maniera tale che, così come avviene in altri settori, le responsabilità non verranno mai attribuite. Ecco qual è l’altra garanzia persa.
Ermanno Amedei