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Come disfarsi maldestramente di un corpo; segarlo e gettarne i pezzi nel cassonetto

ROMA – Non solo l’ha uccisa, ma l’ha anche fatta a pezzi, smaltendo il suo corpo in vari cassonetti dell’immondizia come fosse materiale ingombrante. Così, Maurizio Diotallevi, 62 anni di Roma, ha trascorso il Ferragosto a tagliare il corpo della sorella Nicoletta, 59 anni, per poterlo meglio trasportare ai cassonetti delle immondizie e sperare che la morte della donna passasse per una scomparsa volontaria.

Un piano semplice, maldestro e disperato che poteva anche funzionare se la gamba della vittima, non fosse stata trovata la sera del 15 agosto da una ragazza rom che rovistava tra i sacchi dell’immondizia in un cassonetto di via Maresciallo Pilduski. Un’esperienza che certamente le rimarrà impressa, quella di aprire il cassonetto, rovistare alla ricerca di qualcosa di utile e trovare due arti che affioravano tra i sacchetti. Prima il sospetto che si potesse trattare di pezzi di un manichino, poi la paura dovuta alla certezza che erano di carne ed ossa le ha causato un malore. Quando si è ripresa ha lanciato subito l’allarme e due poliziotti l’hanno raggiunta nel quartiere dei Parioli per verificare quella notizia che sembrava assurda. Le due gambe, però, erano lì, ma da sole non davano indicazioni se non che erano appartenute ad una donna adulta, tagliate all’altezza dell’inguine. Inutile svuotare il cassonetto o gli altri vicini alla ricerca di altre parti del corpo nella speranza di poterlo ricomporre come un macabro puzzle e risalire all’identità di quello che, già a quel punto dell’indagine, appariva come la vittima di un efferato omicidio. Nessuna traccia di braccia, busto o testa.

Un’indagine che appariva difficile e, del resto, se gli arti non fossero stati notati dalla donna, sarebbero finiti nell’autocompattatore la mattina dopo  e, di conseguenza in discarica. Sarebbe bastato che fossero state meglio coperte dai sacchi di plastica. Le cose, però, sono andate diversamente e quel colpo di fortuna ha innescato le fasi investigative classiche che, unitamente a grossolani errori commessi da  chi aveva tentato di far sparire un cadavere, hanno portato in poche ore a svelare il giallo.

Mentre il ferragosto volgeva al termine, infatti, gli agenti della squadra mobile hanno acquisito le immagini registrate dalle telecamere di una banca di fronte alla quale c’era il cassonetto che conteneva le gambe. Chi aveva scelto quel cassonetto per smaltire parte del corpo di una donna non doveva essere un appassionato di polizieschi. Dalle immagini si vede chi aveva gettato rifiuti nel cassonetto e tra questi, gli agenti ne hanno selezionato uno in particolare che, all’imbrunire, si accosta con una Fiat 500 e getta nel cassonetto qualcosa che poteva essere assimilabile per dimensioni alle gambe ritrovate. Il volto appare chiaro ma non è una persona conosciuta. Nel frattempo, però, un’altra fase investigativa aveva permesso di selezionare tra le denunce di persona scomparsa, quella presentata la stessa mattina di ferragosto, dalla sorella di Nicoletta Diotallevi. La 59enne baby sitter e maestra di yoga, non rispondeva al telefono e insolitamente era scomparsa. Viveva con il fratello in un appartamento che avevano ereditato dal padre ex ufficiale dell’esercito in via Guido Reni.

Facile accostare l’immagine del fratello, Maurizio Diotallevi, a quella dell’uomo che gettava “le immondizie” nel cassonetto del macabro ritrovamento. Avevano anche la stessa auto. Messo sotto pressione, l’uomo ha prima resistito sostenendo di non sapere dove fosse la sorella, ma poi ha raccontato tutto, di come aveva stretto le mani al collo della donna fino a lasciarla senza respiro e senza vita; come l’aveva conservata per un giorno e come aveva poi pensato di disfarsi del suo corpo “segandola” e gettandone le gambe nel cassonetto di vi via Maresciallo Pilduski, il tronco e la testa nel cassonetto a poche centinaia di metri da casa, e i suoi indumenti in un terzo cassonetto in via Pannini. Come un fiume in piena si è alleggerito di quel peso enorme che gli schiacciava la coscienza. Ha raccontato come la sera del 14 le ha stretto le mani attorno al collo, stringendo sempre più forte fino a quando la sorella non è rimasta immobile. Poi ha coperto il pavimento di casa con delle buste di plastica e con la sega che aveva comprato alcuni giorni prima, ha cominciato a sezionare il corpo di Nicoletta. Due ore ha impiegato per tagliere le gambe. Poi, dopo averle imballate con del nastro adesivo, ha distribuito gambe, tronco e indumenti nei tre contenitori diversi.

Ma perché tutto questo? Secondo quanto riferito dagli investigatori i due che convivevano più per necessità che per affetto fraterno, litigavano spesso. L’attività dell’uomo di consulente web marketing non gli rendeva molto e dipendeva economicamente da quella sorella che arrangiava facendo la baby sitter, la maestra di yoga o pulizie domestiche. Le pretese di soldi da quella donna erano continue e sarebbe stata anche il 14 sera l’innesco dell’ultima lite. Ma secondo gli investigatori tutto era programmato. Aveva comprato la sega, aveva i sacchi di plastica per non sporcare e anche la data faceva parte del piano: approfittare del ferragosto e della lontananza per vacanze degli altri condomini, per togliere di mezzo, letteralmente, quella donna che a suo dire lo trattava come un ragazzino. Ecco perché l’arresto è scattato per omicidio premeditato.

Ermanno Amedei

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