Frosinone – Ancora un’altra vittima di stalking, ancora un altro uomo che non si rassegna alla fine di un amore.
Coinvolta nella triste vicenda, di cui si sono occupati gli inquirenti della Divisione Anticrimine della Questura di Frosinone, diretta dal Primo Dirigente dr. Antonio Giordano, è una 50enne della provincia di Frosinone, mentre il suo stalker è un 64enne.
La donna, agli agenti, racconta il suo calvario fatto di molestie sessuali e condotte persecutorie tali da rendere la sua vita impossibile: post sui social, volantini distribuiti in ogni angolo del paese dove la donna viveva, telefonate, messaggi, lettere anonime, indirizzate anche a parenti ed amici della stessa con l’unico obiettivo di denigrarla.
Non contento del “tormento†procurato alla donna, il “cuore infranto†decide che è il momento di far sentire più forte la sua “vicinanza†e pertanto decide di farle visita: ricopre il giardino della vittima  con  immagini dal tenore alquanto offensivo.
Dopo gli opportuni e tempestivi accertamenti, su delega della Procura della Repubblica di Frosinone – dr.ssa Rita Caracuzzo -, viene disposta la perquisizione presso l’abitazione dell’uomo e presso il suo ufficio nella capitale.
Con i poliziotti della Questura di Frosinone hanno collaborato i colleghi del Commissariato capitolino “Esposizioneâ€.
Nel corso dell’attività è stato posto sotto sequestro tutto il materiale utilizzato per mettere in atto le persistenti azioni persecutorie.
Oltre alla tutela offerta dalla legge, che va dagli strumenti dell’ammonimento al divieto di avvicinamento fino ai domiciliari e al carcere per i casi più gravi, la battaglia più importante si gioca sul campo della prevenzione in cui la Polizia di Stato è impegnata, non solo nel contribuire attraverso l’informazione al superamento di una mentalità di sopraffazione, ma a fare da sentinella per intercettare prima possibile comportamenti violenti e intimidatori.
In questa prospettiva si muove l’adozione dall’inizio dell’anno del protocollo E.V.A. (Esame delle Violenze Agite) con la compilazione di checklist che, anche in assenza di formali denunce da parte delle vittime, spesso impedite dalla paura di ancor più gravi ritorsioni.
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