Le barbarie dimenticate: in Libia le aste di esseri umani, torna la tratta degli schiavi. Un servizio della CNN denuncia “tanti giovani sono venduti come schiavi”
14 Novembre 2017 0 Di redazioneRiceviamo e pubblichiamo da Giovanni D’Agata, presidente dello Sportello dei Diritti:
“A Tripoli è possibile comprare persone per pochi soldi. Aste di esseri umani, come all’epoca della tratta degli schiavi che, secondo la CNN, avvengono in Libia. Lo riprova un reportage dove si vedono due ragazzi che vengono venduti dai trafficanti. “800 dinari… 900, 1’100… venduto per 1’200 dinari†(800 franchi), recita la voce dell’uomo che mette all’asta un giovane, forse un nigeriano, definito “un ragazzone forte, adatto al lavoro nei campiâ€. Dopo aver ricevuto il filmato, la CNN è andata a verificare, registrando in un video shock, con telecamere nascoste, la vendita di una dozzina di persone in pochi minuti. Grazie a telecamere nascoste, l’emittente americana ha ripreso una vendita a Tripoli, in cui si offre “uno scavatore, qui abbiamo uno scavatore, un omone forte, in grado di scavareâ€, secondo quanto dice il venditore. Dopo che l’agghiacciante transazione è conclusa, i giornalisti avvicinano due dei ragazzi “vendutiâ€, che appaiono “traumatizzati, intimoriti da qualsiasi personaâ€. I filmati sono stati consegnati dalla CNN alle autorità libiche, che hanno promesso un’indagine. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Dirittiâ€, la nuova divisione internazionale del lavoro sta creando le condizioni di una nuova tratta di esseri umani, non più schiavi come un tempo ma allo stesso modo trattati come animali in Libia o anche in Italia a vivere in condizioni precarie, come a Rosarno, come a Nardò, come a Casal di Principe. I migranti di oggi, quelli che affrontano viaggi della speranza in condizioni assurde, che affrontano difficoltà e condizioni di vita disumane per poter sopravvivere, sono i nuovi schiavi, e il mondo civile non può consentire che si verifichi nuovamente una simile tragedia. Dobbiamo, tutti, fare in modo che non si verifichi una nuova Gorèe”.
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