Giorno della Memoria, quello che ricorda l’ingresso dell’Armata Rossa nel campo di concentramento di Auschwitz, che liberò i prigionieri superstiti del campo di sterminio mostrando al mondo la barbarie nazista, l’Olocausto degli ebrei, ma anche quello degli oppositori politici, omosessuali, intellettuali, disabili, rom, anziani, malati, accomunati da una sola differenza: non appartenere alla razza ariana, quella suprema, che andava salvaguardata, secondo la mente criminale di Hitler e dei suoi gerarchi nazisti. Quella barbarie che toccò anche il nostro Paese nel 1938 nel Ventennio fascista di Mussolini. Il ricordo di quel periodo infausto ed oscuro in cui la barbare umana non conobbe limiti. Giornata della Memoria 2018 con una valenza maggiore per l’Italia, quella che ricorda gli ottanta anni delle leggi razziali varate dal fascismo in ossequio alla follia nazista. Una delle pagine più tristi della storia che l’uomo abbia mai potuto scrivere. Quella che nazisti e fascisti realizzarono nel loro patto criminale, in nome di una non dimostrata superiorità di razza, costruendo e deportando nei campi di concentramento e sterminio quella che era la “razza impura†ebraica, ma non solo. La superiorità di razza che non trovava allora, e non trova oggi, una spiegazione scientifica, ma soprattutto morale. Eppure essa era validamente teorizzata, come appare dalle pagine scritte dal fautore di questa grande e folle tragedia umana, Adolf Hitler, ne “La mia battagliaâ€, in cui non si credeva nell’uguaglianza delle razze, ma si teorizzava che esse «sono diverse e quindi hanno un valore maggiore o minore». La Volontà che il più forte abbia la meglio sul più debole, in cui lo Stato diventa «un mezzo per raggiungere un fine, il fine della conservazione dell’esistenza razzista degli uomini». Le drammatiche conseguenze le conosciamo: milioni di persone persero improvvisamente casa, lavoro e famiglia; furono deportate in massa verso i campi di concentramento, dove trovarono la morte oppure lavorarono come animali. La loro vita che dipendeva da un cenno di testa del comandante nazista. Quando bastava un niente perché uomini, donne, bambini, anziani, malati venissero fucilati, mandati nelle camere a gas o arsi vivi nei forni crematori. Ricordare è il modo giusto per non dimenticare quegli anni scellerati di barbarie, per evitare che fenomeni di razzismo, di intolleranza, di prevaricazione, in cui il più forte prevalga sul più debole, sul diverso, su chi pensa in modo diverso dal nostro, possano tornare a ripetersi. Una giornata per ricordare chi in questi anni ancora fugge da guerre, carestie, povertà , dittature, malattie, cercando rifugio da noi, in Europa, negli altri Paesi del mondo, nella speranza di una vita e un mondo migliore. Ricordare a chi vive in una tiepida casa e a chi trova il piatto pronto a tavola quando rincasa la sera, esortandolo a chiedersi se si possano considerare uomini coloro che lavorano nel fango per un misero pezzo di pane e che muoiono per un sì o per un no, oppure donne quelle che sono rimaste senza nome, violentate e che non hanno nemmeno più la forza di ricordare. Ricordare chi ha subito le pulizie etniche, le foibe, in forza di una inesistente supremazia di una razza sull’altra. Ricordarlo a chi in questi anni ha riproposto la cultura “del diverso†alimentando paure, incomprensioni, differenze, xenofobia.  Ricordare per non dimenticare che non esistono razze diverse, con un colore di pelle diversa dalla nostra, che non esistono uomini e donne più o meno importanti, migliori o peggiori di altri, che abbiano o meno il diritto di vivere e di vivere in pace, nel rispetto delle loro culture, tradizioni, fedi religiose, colore della pelle. Ricordare a tutti noi, soprattutto alle giovani generazioni, che una razza esiste è vero, una soltanto però, ed è la razza umana!
Felice Pensabene