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Cassino, raccolta differenziata ferma al 65,65% e nel biennio 2018-20 aumenterà solo del 1%

CASSINO – Sono passati cinque anni, quando nel 2013 si è avviata la raccolta ‘porta a porta’ dei rifiuti solidi urbani a Cassino. Una vera rivoluzione per i cittadini della Città martire che avrebbe dovuto migliorare non soltanto la situazione ambientale, attraverso il recupero di materie prime da riutilizzare, ma soprattutto le tasche dei cittadini in termini di costi della relativa tassa. A distanza di cinque anni nulla sembra essere cambiato, tutt’altro. Lo scorso anno i cittadini hanno visto incrementare, circa il 18% quella tassa, per “alcuni debiti fuori bilancio che l’amministrazione D’Alessandro avrebbe trovato da quella precedente…”. Ora i numeri parlano chiaro. In un decennio (2003-2013) la spesa annua per la raccolta dei rifiuti è passata da 3,2 a 5,7 milioni di euro del 2017. Secondo i dati contenuti nel Piano finanziario e nella Relazione che l’Amministrazione si appresta a presentare al Consiglio comunale insieme alle scadenze dei pagamenti Tari previste a maggio, luglio, settembre e novembre, nel biennio 2018-2020, la percentuale di raccolta differenziata resterà sostanzialmente quasi invariata, con un aumento solo dell’1%. Si passerà dall’attuale 65,65% al 66,31% nel 2018, a 66,97% del 2019 per raggiungere nel 2020 67,64%. Numeri sostanzialmente esigui per una città come Cassino, con 36.342 abitanti e poco più di 15mila di utenze domestiche e 2489 non domestiche. Stando, però, ai dati relativi allo studio preliminare del nuovo Prg (poi cestinato, non si sa per quale oscuro motivo) elaborato dall’arch. De Lucia, in ogni abitazione situata nella Città Martire vivevano 1,8/1,9 persone. Secondo questo calcolo, dunque, le unità abitative “attive” dovrebbero essere 20mila. Se la matematica non è un’opinione, quindi, mancherebbero all’appello almeno 4 o forse anche 5mila utenze Tari. Cittadini sconosciuti al Comune sotto l’aspetto della Tari e che conferiscono ugualmente i propri rifiuti, evitando la tassa, nei carrellati degli esercizi commerciali stabilmente collocati indecentemente sui marciapiedi. Senza contare quelle commerciali, certamente non esenti dal fenomeno dell’evasione. Il vero dato sconcertante,tuttavia, è il volume di rifiuti della categoria “indifferenziati” che vengono conferiti alla Saf di Colfelice che, nel biennio in esame dalla Relazione passerebbero, dalle 5255 t./anno del 2016, alle 5260 t/anno del 2017, raggiungeranno il traguardo di 5160 t./anno previste del 2018, 5053 t./anno del 2019 e le 4956 t./anno del 2020. Cifre ancora troppo alte. Gli interrogativi a questo punto sono principalmente due: cosa ne fa la Saf di quei rifiuti e soprattutto dove vanno a finire? Quasi certamente nella discarica di Roccasecca con le sacrosante preoccupazioni delle popolazioni residenti della zona di Cerreto. Ma non basta, quanta frazione secca di rifiuti indifferenziati (R.D.F. o CDR che si voglia chiamare) sono destinati dalla Saf al termocombustore di San Vittore? Un problema a cui dovrà far fronte la nuova Giunta regionale che si insedierà dopo il 4 marzo.

La quota relativa ai materiali indifferenziati (il 34,35% del totale): nel 2017 conferita alla Saf è risultato pari a 5mila 260 tonnellate di rifiuti non riciclabili, facendo registrare aumento dello 0,1% rispetto all’anno precedente. Proprio questa quota è quella che grava pesantemente sui costi di smaltimento. Ai materiali indifferenziati occorre aggiungere i rifiuti biodegradabili di cucine e mense pari a 4.528 t/annue (+10,5% rispetto al 2016), carta e cartone con 1788 t/a. (+17,2%), gli imballaggi in materiali misti con 1.553 t/a (+18,3%) e dal vetro con 1406 t/a (+12,9).

In altri termini ogni singolo abitante di Cassino, nell’anno solare 2017, ha prodotto 144,75 kg di indifferenziato; 124,61 kg di rifiuti da cucina; 48,97 kg di carta e cartone; 42,76 kg di imballaggi in materiale misto e 38,7 kg di vetro quantità che incidono sulle tasche dei cittadini. I costi, infatti, dello smaltimento della frazione non riciclabile nel 2018 peserà per 1 milione 378mila euro. Il problema di fondo resta in tutta la sua precarietà e riguarda la frazione differenziata dei rifiuti, quelli riciclabili, raccolti a Cassino che avrà un incremento irrisorio nel prossimo biennio. Una crescita risibile su cui bisognerà intervenire per evitare inevitabilmente l’aumento dei costi dello smaltimento e della relativa tassa comunale per le tasche dei cittadini!

F. Pensabene

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