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Omaggi alla Ciociaria, al di là delle Alpi

FROSINONE - Al gioiello di Museo Marmottan-Monet di Parigi sta avendo luogo, e fino all’otto luglio, una esposizione  particolare: “Corot et ses modèles”: il termine francese è per entrambi i sessi: solo la lingua italiana possiede l’accezione femminile modella.

In merito raccomandiamo: ”MODELLE E MODELLI CIOCIARI A ROMA, PARIGI E LONDRA 1800-1900”.

Abbiamo detto ‘particolare’  perché questa è la prima volta che si affronta tale pagina della Storia dell’Arte e i cui protagonisti sono eccezionalmente  per la massima parte tutti ciociari! Corot è universalmente noto per i suoi paesaggi ai quali l’atmosfera e il cromatismo da lui conferiti procurano quelle particolari sensazioni e suggestioni che incantano i cultori da sempre. All’incirca gli ultimi dieci anni della sua vita, quando ormai libero da incombenze di ogni genere, iniziò ad occuparsi della figura femminile, quasi per divertimento e, come registrano le monografie, realizzò circa trecento opere, laddove quelle con soggetti maschili poche unità. Si servì in gran parte di modelle ingaggiate in giro a Montmartre e tra queste la più celebrata fu Agostina, ciociara dei Monti Simbruini, che posò per le opere femminili più famose e celebrate dell’artista. Le modelle indossavano gli abiti accumulati nello studio, magrebini o greci o orientali e la maggior parte di tali ricreazioni erano costituite dai costumi ciociari che l’artista parecchi anni prima aveva acquistato  nei suoi viaggi a Roma, i più tipici e cromaticamente appetiti, che Corot assemblava sovente nei modi più fantasiosi e bizzarri. La modella di cui più si servì fu come detto, Agostina, che negli stessi anni, 1860-1875 all’incirca, posava anche per altri artisti tra i quali Manet e il giovane Renoir. Agostina è assurta realmente alla eternità anche perché indissolubilmente legata all’opera e alla vita di Van Gogh. Il libro più sopra citato aiuta a illuminare specie in considerazione del fatto che le informazioni nella rete su questi temi sono non poco approssimative e fantasiose. Agostina posò  per una trentina di opere di Corot per alcune delle quali non ci sono parole idonee a descrivere: al Museo del Louvre si ammira la ‘Signora in blu’,  al Museo di Belle Arti di Boston si resta incantati davanti alla ‘Lettura Interrotta’, al Museo di Ginevra e al Metropolitan di New York si ammirano due sue immagini nude indescrivibili. Altre sue raffigurazioni in altri musei nel mondo: in merito, senza polemica, bisogna riconoscere che anche in questo caso i francesi sono stati pionieri e saggi promotori delle loro ricchezze in quanto ad Agostina un paio di anni fa hanno dedicato una targa commemorativa nel cuore di Montmartre. E, fermo il resto, il suo paese originario oggi ancora a malapena la conosce.

L’altra notizia di cronaca  è che anche la Galleria Nazionale di Washington ha messo in cantiere una mostra analoga intitolata  “Corot’s Women” (“Le donne di Corot”) che sarà inaugurata a settembre e durerà fino al 30 dicembre dell’anno in corso. E in questo Museo inimmaginabile per enormità della struttura e per frequenza di visitatori  e per ricchezza  di opere esposte si trovano  anche qui una serie di opere d’arte  che rappresentano una vera e propria apoteosi dei modelli ciociari e del costume ciociaro. Per ragioni di spazio  ricordiamo solo quello che è considerato il capolavoro di Cézanne e cioè “Il ragazzo dal panciotto rosso” per il quale posò un ciociarello  di Atina e poi un esemplare dell’Eva immortale di Rodin per la quale posò  ‘la baronessa di Gallinaro’ e poi l’inaudito volto di Balzac al quale  Rodin diede il sembiante scavato dalla fatica  e dalle sofferenze e con le chiome leonine al vento di Celestino, altra creatura ciociara destinata all’immortalità, anche lui di un paese della Valcomino! Ricordo che il monumento  maestoso  di Balzac-Celestino, i parigini lo hanno eretto a Vavin, di fronte al caffè ‘La Rotonde’ a Montparnasse. Per tornare a Corot alla Galleria Naz. di Washington, tra le sue opere ve ne sono due che sono anche esse un inno ad Agostina ed entrambe in costume ciociaro. Una è intitolata dagli studiosi proprio ‘Agostina’ ed è considerata il suo dipinto più noto e poi un’altra opera meno appariscente ma più significativa che pure illustra Agostina in perfetto costume ciociaro è, in aggiunta, la prova della  attinenza anzi consanguineità con ‘L’Italienne’ di Manet. Avremo modo in seguito di tornare su queste due iniziative espositive di Parigi e di Washington.

In questo vero e proprio inno al costume e alle modelle ciociari mi sembra logico informare  il lettore  che di un altro ciociaro, più esattamente di uno scozzese-ciociaro,   scultore-pittore-illustratore, i cui genitori erano originari di Viticuso, paesino  sulle Mainarde ai confini con la Valcomino, le cui opere sono oggetto di significativa celebrazione al museo di arte moderna di Berlino, Berlinische Galerie. Stiamo parlando di Edoardo Paolozzi (†2005), promotore quasi inventore dell’arte moderna nel Regno Unito, pioniere autentico di quella che sarà definita Pop Art, propugnatore  e iniziatore del Surrealismo in patria: fu dunque un caposcuola e un innovatore e come tale così  apprezzato e stimato  da essere proclamato  pittore ufficiale della Corona Inglese  e poi insignito del titolo di Sir. Un personaggio dunque alla cima della piramide dell’arte e della cultura inglesi. La esposizione di Berlino è aperta fino al 28 Maggio. Naturalmente le sue opere sono presenti dovunque in Inghilterra maggiormente alla Tate e alla Whitechapel Gallery, sempre a Londra. E in Ciociaria?

di Michele Santulli

Le didascalie:

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