Le polemiche legate all’iniziativa di apporre una stele in ricordo dei parà tedeschi impegnati nel II Conflitto Mondiale sul fronte di Cassino, dinanzi la “Grotta Foltin”, quartier generale dell’esercito del III Reich, hanno riempito per giorni le colonne di giornali locali e nazionali e le bacheche facebook di mezzo mondo. Una vicenda che ha innescato polemiche roventi sul significato e l’opportunità di dar vita all’iniziativa che, a detta di molti, offendeva la memoria e il dolore delle popolazioni civili che, quei lunghi mesi di sofferenza, morte e distruzione per la Città, hanno subito, che è valsa a Cassino la Medaglia d’oro al valore. Ma valutazione danno della vicenda i giovani di Cassino, gli studenti che hanno conosciuto gli eventi tragici di quel periodo vissute dai loro nonni, solo dai libri di scuola? Ospitiamo il giudizio di Matteo Zagaroli, studente del liceo scientifico “G. Pellecchia”.
“Mai come questa volta la costruzione di un monumento pubblico ha destato così tanto scalpore all’interno di un nucleo cittadino, come quello cassinate, da sempre innocentemente disinteressato alle vicissitudini pubbliche riguardanti il proprio territorio. La questione della stele alla memoria dei paracadutisti tedeschi ha lasciato strascichi dolenti di polemiche, confluite tutte in una risposta perentoria da parte di chi, direttamente o indirettamente, la storia l’ha vissuta sulla propria pelle, o quanto meno consciamente studiata. Basterebbe risalire alla radice della parola commemorazione per comprendere il suo reale significato di iniziativa solenne, volta esclusivamente al ricordo vivo del passato, permettete, roseo o memorabile. La morte è un profondo segno di egualitarismo che, fortunatamente, rende simile la diversità. Ma la storia, quella vera, non può essere dimenticata semplicemente da un evento, ovviamente tragico, come quello di un’esistenza stroncata. Sarebbe ipocrita paragonare ad egual livelli una vita dissoluta e una vita di chi, volontariamente, ha sacrificato la propria corporeità per una futura libertà comune. Sarebbe ipocrita pensare che la memoria, nel senso positivo del termine, possa essere accessibile a tutti o addirittura diventare giustificazione di un’azione amministrativa sbagliata. Si raccoglie ciò che si è seminato, si dice. Ammettendo anche l’obbligo, da parte di molti di quei cosiddetti ‘parà’ a dover compiere quelle sconcertanti azioni, risulta comunque indifendibile la volontà coesa di costruire una stele, o qualsiasi voglia oggetto di commemorazione, in loro onore. È uno schiaffo morale ad una città, come quella di Cassino, che la guerra l’ha conosciuta, guardata negli occhi, sfidata, e poi sconfitta; un colpo improvviso ad un simbolo, come quello dell’Abbazia, che perennemente dimostra la sua forza nell’essersi rialzata dopo la distruggente caduta. E allora, forse ignorantemente, una comunità si è rivolta con la richiesta unanime di una meritocratica memoria, autoconvincendosi che i morti non sono tutti uguali per sentito dire, ma per ciò che nella loro vita sono riusciti a fare o, in questo caso, a bombardare. La conquista della rimozione è stata ottenuta, che sia per mancato rispetto della legge o sbagliato approccio alla memoria, eppure acutizzare un fatto del genere anche a livello nazionale è stato fondamentale per poter nuovamente affermare che Cassino è sì la città del ricordo, ma non della falsa devozione, che non dimentica il suo passato o chi, con una distruzione, l’ha resa famosa”.
Matteo Zagaroli
Liceo Scientifico “G. Pellecchia” – Cassino