Atina, da strutture per la lavorazione del vino ad alloggi per stranieri
17 Maggio 2018ATINA – Da ambienti destinati alla produzione del vino ad alloggi per ospitare stranieri. E’ la denuncia pubblica che arriva da Atina, ed in particolare da Ponte Melfa dove la proprietaria di un appartamento acquistato con i risparmi di una vita si ritrova nella stessa palazzina cinque alloggi, ricavati da ambienti realizzati per una destinazione d’uso di tipo vinicolo, abitati da cittadini stranieri richiedenti asilo.
“Quello che accade ad Atina è uno dei tanti episodi, ma significativo; progetti irregolari e asseverazioni professionali fortemente discutibili per regolarizzare gli ultimi due piani di una palazzina nata per produzione di vino (sic!!!!) dove la tromba da adibire ad ascensore è diventata un crocevia di tubi per servire i piani superiori di tutti gli impianti cosicché le vecchie cantine per il vino si trasformassero in quattro appartamenti a 500,00 euro l’uno per ospitare profughi, sotto il silenzio assenso degli uffici preposti e grazie a termini scaduti”. Una situazione che allarma gli altri che abitano nella palazzina se non fosse altro perché temono che i lavori svolti possano compromettere la staticità dell’intera struttura e nessuna istituzione, almeno da quanto sostenuto dalla residente, ha mai provveduto a fare una verifica.
“Eppure – dichiara la denunciante -l’ordinanza del sindaco n. 2 del 30/01/2017 proclama una situazione diversa: Il divieto di concedere, per le finalità di cui in premessa ed a qualunque altro titolo, in locazione e/o comodato ad uso abitativo, immobili privi dei certificati di agibilità ed abitabilità rilasciati dal Comune di Atina, oltre che di inesistenza delle barriere architettoniche. Sul punto si specifica che i menzionati certificati non potranno, in alcun modo, essere sostituiti da altri documenti quali perizie asseverate, etc”.
Ecco quindi che la segnalazione di quanto è avvenuto ed avviene nella struttura è stata inoltrata all’ammnistrazione comunale, al sindaco e alla polizia locale, in maniera che un giorno nessuno possa dire: Io non sapevo.