CASSINO – Arguti osservatori, critici brillanti e, quando serve, giudici irriverenti: sono i ragazzi di Cassino, quelli che guardano la propria città cogliendone pregi e difetti, misurando il peso delle sue problematiche e degli atteggiamenti ambigui di chi la governa e la popola.
Dalle scuole ai locali del centro, dalle vie principali ai social: i giovani parlano, discutono, realizzano. Ironizzano, molto, perché le sole armi con le quali possono muoversi in una cappa di paradossi e doppiezze sono il cervello e l’ironia.
Cosa può esserci di meglio se non questi due ingredienti per comunicare sulla rete e unire i differenti pareri dei nostri attenti osservatori?
È la domanda che poniamo agli admin che gestiscono la sagace pagina Facebook “Cas/s/ee/no”, diventata virale negli ultimi giorni fra adolescenti e universitari della zona.
“Per far ridere, bisogna saper far riflettere” è il loro commento, mentre spiegano come l’idea sia “scaturita non da problematiche, ma dall’osservazione antropologica e colonscopica degli indigeni cassinati e dei loro comportamenti in relazione all’habitat”.
Una Cassino vista nella simpatica prospettiva di un’era primitiva, una maniera colorita ma certamente veritiera per esprimere il degrado dimostrato da parte dei suoi abitanti.
È così che l’esaltazione tutta cassinate per la storica Abbazia di Montecassino, spesso oggetto di cori tutt’altro che patriottico-culturali, diviene spunto per una meme in cui il fanatismo legato alla sua presenza è assimilabile e addirittura superiore agli effetti dell’esaltazione da sostanze stupefacenti. Gli stessi ambigui personaggi ad essa legati, come l’ex abate Pietro Vittorelli, diventano oggetto di una riflessione che va oltre il riso.
Il team di Cas/s/ee/no rivela: “Le persone hanno vari hobby: calcetto, fare quattro salti allo skate park, la droga, l’amicizia, la droga, baciare i pali, la droga, l’amicizia ce l’hai messo? Sì. Ah ok…”.
Ma quanto spazio trova realmente, nel contesto cassinate e limitrofi, una pagina che affronta questi temi?
“La proposta della pagina ha avuto un ottimo feedback, alcuni memas sono andati letteralmente a ruba. Ci hanno chiesto degli indumenti fregiati del logo, si sta pensando di vagliare l’idea di un merchandise”.
Credete dunque che il vostro messaggio possa avere peso in un possibile miglioramento della città?
“Speriamo di no, altrimenti non avremmo più materiale per cui ridere”
Allora chi dovrebbe aver paura di essere colpito dalla vostra ironia?
“Nessuno. Prende di mira tutto e tutti, ma non abbiate paura, è sbagliato pensare sia satira: quella di Cas/s/ee/no è una diapositiva della nostra città, solo con la saturazione a palla”.
Giulia Guerra