LATINA – Pizzerie, ristoranti e depositi all’ingrosso ed al minuto di alimenti e bevande sono stati passati al setaccio dai carabinieri del Nas di Latina che, nel corso dei controlli hanno disposto la chiusura di sei attività elevando sanzioni per 12mila euro. Gli uomini del capitano Egidio Felice hanno operato a Fondi, dove, presso un ristorante hanno riscontrato irregolarità per le quali si è arrivati alla chiusura dell’annesso locale deposito di alimenti e bevande che era tenuto in gravi condizioni igienico strutturali e di pulizia e con l’imposizione, da parte del personale medico-ispettivo dell’ASL successivamente intervenuto, di prescrizioni atte a sanare le carenze rilevate e finalizzate alla ripresa dell’attività di deposito.
A Terracina sono state rilevate analoghe pessime condizioni di pulizia ed igienico strutturali in un deposito di alimenti e bevande annesso ad un SUPERMERCATO. Il titolare oltretutto aveva attivato tale deposito senza aver informato l’Autorità mediante la presentazione della prevista D.I.A. sanitaria. Inevitabile la chiusura e la sospensione dell’attività di deposito fino all’ottemperanza delle prescrizioni correttive imposte dal personale ispettivo dell’ASL intervenuto a richiesta dei militari del N.A.S. di Latina.
Un ristorante pizzeria di Roccagorga è stato protagonista di varie situazioni illecite. Infatti i militari del N.A.S., oltre a rilevare gravi condizioni di igiene e pulizia nel deposito alimenti e nelle celle frigorifere annesse, hanno rinvenuto oltre 15 Kg di carni ovi-caprine la cui provenienza non era stata dimostrata al fine di poterne comprovare la salubrità. Il deposito e le celle frigorifere sono state quindi oggetto di provvedimento di chiusura con prescrizioni dettagliate da parte del personale ispettivo dell’Asl Latina, mentre le carni clandestine sono state sottoposte a sequestro amministrativo in attesa del provvedimento di distruzione da parte dell’Autorità.
Nel prosieguo dei controlli, a Sezze i militari del N.A.S. hanno sottoposto a chiusura per gravi carenze strutturali, un deposito all’ingrosso di alimenti e bevande. Di fatto il titolare, nonostante il degrado in cui versavano i locali, continuava incurante l’attività di deposito di alimenti, omettendo di effettuare i necessari interventi manutentivi per garantire la pulizia e la salubrità degli stessi. Il deposito rimarrà chiuso fino all’ottemperanza delle prescrizioni imposte dal personale ispettivo dell’Asl Latina.
Ulteriori controlli effettuati a LATINA, hanno comportato la chiusura di un ristorante Pizzeria. Infatti i militari del N.A.S., al termine di accurata ispezione, accertavano che , contrariamente a quanto dichiarato nelle procedure di autocontrollo HACCP, il titolare utilizzava, nelle cucine e nel proprio ciclo produttivo, acqua non proveniente dalle condotte comunali ma contenute in appositi serbatoi e per le quali non esibiva alcun certificato analitico che ne accertasse la potabilità e la salubrità. Il personale ispettivo dell’Asl impartiva nel contempo dettagliate prescrizioni correttive imponendo la sospensione dell’attività fino al conseguimento delle certificazioni analitiche sulla potabilità delle acque utilizzate
Analogamente alla vicenda riscontrata a Latina, un controllo ad un altro esercizio di ristorante pizzeria posto nell’ambito del comune di Aaprilia si è conclusa con la sospensione dell’attività produttiva. Il titolare aveva infatti collegato l’impianto idrico della cucina con un pozzo artesiano da cui prelevava tutte le acque necessarie per le preparazioni culinarie. Il medesimo non era però in grado di garantire, agli ispettori del N.A.S. di Latina, la salubrità e potabilità di tali acque, certificando, in autocontrollo, l’effettuazione di apposite analisi chimico-fisiche da parte di Laboratorio autorizzato per le analisi delle acque, motivo per il quale, al fine di scongiurare un potenziale grave danno alla salute degli avventori del pubblico esercizio, veniva adottato il predetto provvedimento restrittivo temporaneamente e fino al ripristino delle condizioni di sicurezza igienica, venute a mancare in assenza di certificati analitici che attestino la potabilità delle acque utilizzate. Per il grave illecito il titolare al titolare è stata comminata altresì una sanzione amministrativa di 2.000 euro.