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Ettore Urbano ai domiciliari: le origini della vicenda

 PIEDIMONTE SAN GERMANO Arresti domiciliari per Ettore Urbano, noto esponente del Pd e candidato sindaco alle ultime elezioni comunali a Piedimonte San Germano dello scorso anno. L’inchiesta è quella scaturita dalla comparsa su cinquantanove schede elettorali di segni geometrici (triangoli, quadrati e cerchi) nel simbolo della lista PiedimonteOra a sostegno di Gioacchino Ferdinandi. I fatti, da cui il provvedimento di quest’oggi, riguardano le elezioni amministrative del 2017. A presentare ricorso al Tar era stata proprio la compagine dello sfidante Ettore Urbano che aveva perso per poche decine di voti. L’esposto in procura di Ferdinandi con un elenco di anomalie da cui scaturì l’apertura del fascicolo, affidato ad dottor Bulgarini, e le indagini svolte dalla squadra informativa del commissariato ora guidato dal dirigente Mascia. Tante le perizie e gli accertamenti con sei indagati totali, compreso Urbano.

Fra i primi ad essere indagati fu il responsabile comunale dell’ufficio elettorale, poi due rappresentanti di lista. Tutti e tre coinvolti per violazione della legge elettorale. Successivamente venne ascoltata una donna, moglie di un rappresentante di lista e indagata per false dichiarazioni al Pm. Stessa ipotesi di reato per un consigliere comunale. Stamattina la svolta con l’arresto, da parte della polizia, del primario del Pronto Soccorso dell’ospedale di Cassino, ex presidente Ater ed esponente politico di sinistra, Ettore Urbano, attuale capogruppo di minoranza nel consiglio comunale di Piedimonte San Germano. Il dottore si trova ai domiciliari. Su di lui la grave accusa di aver violato la legge elettorale e, in particolare, di aver alterato schede elettorali, secondo ruoli e circostante che saranno chiariti dagli inquirenti e sui quali l’arrestato dovrà fornire la sua versione quando sarà ascoltato.

Clamorosa, quindi, la svolta nel caso delle elezioni comunali di Piedimonte San Germano. La misura cautelare (si tratta di domiciliari) scattata dopo accurate indagini sull’alterazione – con segni geometrici – di una sessantina di schede elettorali. La notizia, nel piccolo centro pedemontano, circolava già da qualche ora. Una vicenda che partì all’indomani dei risultati della consultazione elettorale dello scorso anno. Prima la querela di falso presentata al Consiglio di Stato. Dopo la consulenza calligrafica, disposta dalla Procura di Cassino, che aveva accertato la manomissione di 53 schede su 59, contrassegnante da strani segni (cerchi, quadrati e linee), l’inchiesta sui presunti brogli alle amministrative delle scorso anno a Piedimonte San Germano si era arricchita ben presto di nuovi capitoli. A scriverli è stata la Procura di Cassino per quanto riguarda l’inchiesta penale, e l’amministrazione comunale di Piedimonte San Germano, per quel che concerne il giudizio amministrativo dinanzi al Consiglio di Stato. Per quel che riguarda l’inchiesta penale, portata avanti dal Pm Roberto Bulgarini Nomi e dagli agenti del commissariato di Cassino, c’era stata l’iscrizione nel registro degli indagati, come atto dovuto, di due rappresentanti di lista (Azione Comune- Urbano sindaco) per presunta violazione della legge elettorale. Ai due, in sostanza, vennero contestate le dichiarazioni rese, con le quali avrebbero affermato di aver visto, durante le operazioni di spoglio, i segni sulle schede. Dichiarazioni che andrebbero a cozzare con gli esiti della consulenza e con le dichiarazioni dei componenti del seggio, che escludevano la presenza di quei segni al momento dello sfoglio. Gli indagati salirono, poi, a tre, con il responsabile dell’ufficio elettorale, Luigi Spiridigliozzi, per i presunti brogli. Le indagini proseguirono a ritmo serrato. Gli agenti del commissariato di Cassino, infatti, ascoltarono diverse persone a conoscenza di particolari utili alle indagini, tutti, inizialmente ascoltati come testimoni, ma la posizione di alcuni è rimasta al vaglio degli inquirenti. Si è valutata anche se le buste fornite dal ministero dell’Interno, dove vengono conservate le schede dopo le votazioni, fossero apribili o meno.

Il sindaco di Piedimonte San Germano, l’avvocato Gioacchino Ferdinandi, nel corso di una conferenza stampa annunciò di aver presentato, tramite l’avvocato Massimo Di Sotto, una querela di falso nell’ambito del ricorso che pende dinanzi al Consiglio di Stato e che dovrà essere discusso a metà luglio. In pratica il sindaco Ferdinandi, assieme alla compagine amministrativa, sosteneva che le prove, presentate da Ettore Urbano, sulle quali si basava il ricorso dinanzi ai giudici amministrativi, erano false. False perché ruotano attorno alle dichiarazioni rese dai due rappresentanti di lista.

Oggi la svolta con le decisioni della Procura che ha emesso il provvedimento cautelare nei confronti di Urbano.

F. Pensabene

 

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