Allarme Blue Whale, tredicenne ad un passo dal suicidio
31 Ottobre 2018BARI – La Polizia di Stato di Bari, coordinata dalla locale Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni e dal Servizio Centrale Operativo, partendo dalla segnalazione di alcune “amiche di chat” ha individuato ed identificato una tredicenne coinvolta nel “gioco mortale” Blue Whale ad un livello molto avanzato (il 30° ed al 50° è previsto il suicidio); la ragazza, inoltre, veniva segnalata quale amministratore/partecipante di un gruppo “WhatsApp” denominato “PANDA”.
I poliziotti hanno informato tempestivamente i genitori del coinvolgimento della figlia in questo pericoloso gioco. E’ così emerso che la giovane adolescente da qualche mese trascorreva molto tempo al telefono cellulare, si attardava ad andare a dormire ed era diventata particolarmente taciturna. Nell’ ultimo periodo, inoltre, usciva raramente e solo con una compagna di classe, diventando molto selettiva nelle amicizie. La mamma, qualche giorno prima dell’intervento della Polizia, aveva notato alcuni segni sulle braccia della figlia che però aveva addebitato ai graffi del gatto di famiglia.
Seguendo le direttive impartite dalla Procura della Repubblica, la giovane è stata ascoltata dal personale specializzato della Sezione Minori della Squadra Mobile, con la modalità dell’audizione protetta, alla presenza di un esperto psicologo; durante l’audizione la ragazza ha ammesso di essersi procurata i tagli con la lametta di un rasoio e di aver inviato le immagini dei gesti autolesivi ad un’amica di scuola.
Da accertamenti tecnici sul telefono cellulare in uso alla minore, si è appurato che erano state cancellate ed archiviate diverse chat di WhatsApp, relative ai gruppi “PANDA”, “DISASTRO”, “DISAGIO” e “DEUPOLCUASSASSINO” e che partecipava al gioco “NoStranger” (applicazione raggiungibile sia attraverso il Play Store di Google che tramite il sito web nostranger.weebly.com).
La tredicenne, inoltre, era registrata sul social “Instagram” dove aveva pubblicato immagini allarmanti ed angoscianti, tra cui la foto di una stazione ferroviaria con treno in transito, e frasi come “soffro”, “sto male”, “voglio morire”. Analoghe frasi sono state rinvenute nel suo diario scolastico, al cui interno era contenuto un biglietto manoscritto con la frase di addio che avrebbe lasciato alla madre il giorno del suicidio.
I poliziotti hanno ricostruito l’elenco dei partecipanti ai gruppi WhatsApp e, con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, sono state interessate le Squadre Mobili di competenza in diverse regioni d’Italia (Marche, Campania, Emilia Romagna, Sardegna, Abruzzo, Lombardia, Calabria, Puglia, Lazio, Toscana, Basilicata, Piemonte e Veneto) al fine di individuare i reali utilizzatori dei profili e procedere alla loro audizione; le Questure coinvolte hanno proceduto all’ascolto dei minori ed all’escussione dei loro genitori, appurando che altre quattro giovanissime ragazze erano inserite pienamente nel gioco ad un livello avanzato.
All’esito delle attività svolte si è giunti alla conclusione che numerosi erano gli elementi comuni tra i minori coinvolti attivamente nella pratica: ragazze adolescenti tra i 12 e i 15 anni; caratteri chiusi ed introversi; manifestazione del proprio malessere con gesti di autolesionismo; scarsa vita sociale; attaccamento morboso al telefono cellulare e partecipazione a numerosi gruppi WhatsApp e profili Instagram.
Il fenomeno “Blue Whale” è, dunque, un gioco pericoloso che si “snoda” attraverso una serie di 50 azioni pericolose proposte come sfida, in cui un “curatore”, che allo stato risulta essere una figura “virtuale”, suggestiona i ragazzi manipolando la loro volontà sino ad indurli al compimento di gesti estremi: camminare sulle linee ferroviarie ad alta velocità; stare in bilico su cornicioni e palazzi; attraversare di notte strade e autostrade particolarmente trafficate.
La pericolosità del gioco è ben illustrata anche sulla pagina internet del Commissariato online della Polizia di Stato (www. commissariatodips.it).
Il lavoro svolto ha consentito di intervenire tempestivamente in una attività che per i minori coinvolti era iniziata come un gioco e che, in alcuni casi, avrebbe potuto avere conseguenze di estrema gravità.