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Ciociaria, terra di nessuno!

E’ proprio così. Si ha paura di occuparsene, perfino di citarla: come si sa la televisione presenta gli argomenti più inimmaginabili  ma mai, letteralmente mai, illustra seriamente e scientificamente la Ciociaria.  Giorno 16 ott. su Rai3 in un servizio di venti minuti dedicato alla provincia di Frosinone fatta diventare la ‘Ciociaria’, hanno iniziato con  “Montagne, vallate verdi e piccoli borghi: la Ciociaria….. “ e allo stesso tempo mostrato la cascata di Isola del Liri, il lago di Posta Fibreno e l’Abbazia di Casamari e poi tutto il tempo della trasmissione  è stato dedicato  all’”ovino  quadricorna” (!?), all’”intrecciatore di vimini”, al “coltivatore  dell’aglio rosso”, al “restauratore di carrozze (!?)”, al  “garofolato (!?)” e quindi interviste di alta pregnanza dialettica agli interessati tanto  che  l’ascoltatore ha creduto di trovarsi in terre dimenticate e primitive del quinto mondo: in effetti chi ha mai sentito parlare di tali illustri  pionieri e discipline? E la televisione  li ha scovati!  insipide  sceneggiate,  a mio avviso, scaturienti  da crassa ignoranza delle specificità vere della  Ciociaria, da pregiudizi e preconcetti  direi atavici: in Ciociaria la pancia è tutto, è formaggio pecorino e vino del Piglio e acqua di Fiuggi e ‘aglio rosso’! Stravolgere, questa è la intenzione: pare  di ascoltare Craxi buonanima: terra di pecorai o  d’Alema: semipresidenzialismo alla ciociara! I media, specie quelli cartacei, si occupano della Ciociaria, quasi sempre confusa con Frosinone, solo in casi di ammazzamenti, d’incidenti, di mangiamenti, di puttanerie:  Franco Fiorito er Batman, campione e paladino degli anagnini,  grazie alle sue prodezze tipicamente nazionali fatto divenire invece e assurto a epitome di  devianze etiche e politiche unicamente ciociare!  Il “vaccaro di castelliri”, si ricorda?  innalzato a beffa e derisione  in tutta l’Italia, essenzialmente perché ciociaro! Ma ci arrestiamo perché non breve sarebbe la lista  di tali esempi, prove evidenti  di non conoscenza mista, di regola,  a banale demagogia e a ridicoli apriorismi. Lasciamo al lettore i commenti e le auspicabili reazioni.

La realtà è dunque ancora la seguente: quando ci si occupa della Ciociaria, se ne evidenzia essenzialmente il prodotto mangiatorio e bevitorio o quelli illustrati dalla trasmissione televisiva di cui sopra, dando ad intendere all’ascoltatore o al lettore che questo è quanto distingue e qualifica ‘questa nobile terra’. E purtroppo si perviene sistematicamente al medesimo punto: chi dovrebbe far conoscere  e promuovere, sono la Scuola e le Istituzioni sia pubbliche e anche private. Ma la Scuola ha altri obiettivi e finalità,  le Istituzioni a tutti i livelli sono le prime, da sempre, a perpetuare la ignoranza e insensibilità e perciò a seminare o ad  accreditare errori e  devianze: la geografia evolve: Frosinone  è diventata la Ciociaria,  sono nati il Basso Lazio, il Lazio meridionale; si continua  a sentir parlare di  Terra di Lavoro; la Valcomino non si sa più  di quanti  comuni è composta, se ne arrivano a contare 18: alla luce di siffatto oscurantismo istituzionalizzato, i fantasiosi  inventano nuove terre da esplorare: Terra di San Benedetto, la strada del vino, Terre di Comino (quanti soldi pubblici per quelle belle targhe e frecce!!!), Terre pontine e ciociare, terre di Argyl, terre pontine, genti ciociare; la Regione Lazio riduce la Ciociaria alla sola Frosinone, elenca perfino due Valcomino differenti e innumerevoli altre amenità. In tale ridda di distorsioni geografiche e di aberrazioni anche  istituzionali su cui nessuno dei ‘noti’ si sente coinvolto ad intervenire, come può un  eventuale visitatore  e turista capirci? Le ‘guide rosse’ del Touring Club, unico strumento informativo attendibile, sono ferme al 1982 e perciò notizie ormai in parte obsolete e sostanzialmente anche devianti!

Questa terra ‘nobile’ e preclara, delimitata dagli Appennini e dal Tirreno, distesa da sempre ai piedi di Roma, tra le più antiche se non la più antica d’Italia, già rigogliosa prima ancora dei suoi solchi fondatori, madre di Roma, a seguito di contingenze storiche ben note ne è divenuta col tempo una vera e propria appendice, la sua ombra, talvolta la sua gemella: eppure  fino a oggi terra di nessuno!

Ma se cominci a informare che l’impero romano è iniziato in questa regione, che avvenimenti determinanti della storia romana sono stati realizzati dai ‘ciociari’ dell’epoca, che la civiltà occidentale è partita da Montecassino, che i secoli XII e XIII sono i secoli ciociari, che i primi libri stampati in Italia secondolo sono stati in Ciociaria, che le prime parole in Italiano sono state pronunciate e scritte in  Ciociaria,  che fu un ciociaro a scoprire la punteggiatura e il corsivo e, per arrivare ad oggi che,  tanto per citare i primi che vengono a mente,  Severino Gazzelloni, Amedeo Maiuri, Giuseppe De Santis, Libero de Libero, i miracolosi Fratelli Bragaglia, Gina Lollobrigida, Ennio Morricone, i Mastroianni con Marcello, Nino Manfredi, Tommaso Landolfi, Giustiniano Nicolucci, Ernesto Capocci, Amleto Cataldi e poi professori universitari, giudici di Cassazione, presidenti alla Corte dei Conti, Antonio Valente, Tina Lattanzi, Domenico Purificato, Mons. Vincenzo Paglia  -si sfoglino le pagine di ORGOGLIO CIOCIARO/Ciociaria Pride- sono figli della Ciociaria, allora ti cominciano a guardare con occhi diversi. Se poi si aggiunge  -stralciando da un mondo incredibile- che il povero bracciante nella sua vestitura e nei suoi calzari è stato appannaggio della gran parte degli artisti dell’Ottocento e presente in quasi tutti i musei del mondo, che la modella di artista ciociara è stata la ispirazione di opere d’arte patrimonio della umanità, che la figura del ‘brigante’ come si illustra e descrive in tutti gli strumenti e mezzi della cultura e dell’arte, è anche essa un esclusivo contributo e scoperta ciociari, allora lo sbalordimento è totale. E abbiamo spostato solo di poco il coperchio del vaso di Pandora!

Michele Santulli

 

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