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Le Pietre di Inciampo rubate. Un attacco alla Memoria diffusa ed alle origini dell’Europa contemporanea

ROMA – Cosa hanno in comune venti paesi d’Europa, settanta comuni in Italia, cinquantaseimila pietre ricoperte da una piastra di ottone, se non una corretta e continua volontà di ricordare e sottolineare le atrocità delle guerra e del nazifascismo attraverso la più geniale opera di memoria diffusa sulla quale in nostri piedi possono inciampare?

In comune hanno un passato semplice e fiero. Hanno avuto la sorte di trovarsi nei luoghi dove convivevano persone, famiglie, religioni e tradizioni differenti. Hanno avuto l’onore della cultura ebraica alla porta accanto senza distanze o distinzioni. Fino a quando, d’un tratto, tutto ciò venne meno e quelle idee sedotte in modo arbitrario da ethnos, clan, razza e patria confusero le menti ed il vicino, l’amico, talvolta il familiare, divennero nemico, differente ed inferiore. Ciò accadde. Ciò condusse l’Europa alla scellerata sconfitta dell’umanità. Una ulcera primigenia divenne cancro e poi vuoto… un buco vuoto, senza volti e senza voci.

A tal riguardo un artista, Gunter Demnig, dagli anni novanta del secolo scorso sta provvedendo a colmare tale ” memory hole”, quel buco nella memoria, riportando, con le sue ” STOLPERSTEIN”, i nomi e le storie di chi fu rastrellato, deriso e annientato nelle strade e nei vicoli che li videro liberi e semplicemente uomini, donne e bambini in un paese, città, continente umanamente incorrotti. Blocchi di pietra della misura di un sanpietrino (cm. 10×10) forieri di nomi e date; che hanno il peso delle coscienze e della Storia. Gli stessi nomi che erano incisi sulle venti “pietre d’inciampo” davanti al civico 82 di via Madonna dei Monti in Roma. Pietre che raccontavano sussurrando le famiglie Di Castro e Di Consiglio.

Pietre installate nel gennaio 2012, pietre rubate nel dicembre 2018. Famiglie vittime del rastrellamento del ghetto di Roma del 1943 e della retata del 21 marzo 1944. Famiglie deportate ad Auschwitz o sterminate alle Fosse Ardeatine. Questa la storia comune delle famiglie Di Castro e Di Consiglio. Ora di nuovo un buco nella memoria, una nuova azione perpetrata da un moderno delatore. Mancano venti “pietre d’inciampo”, con quei nomi e quelle date di nascita e morte. Manca, nel quartiere Monti, un pezzo di anima comune.

Ma questo vuoto generato sulla strada oggi non diviene ulcera e tantomeno cancro. Perché la risposta deve essere pronta ed efficace. Gli sciacalli hanno predato di nuovo ma non potranno ottenere null’altro se non la loro misera e raminga solitudine. Perché le “pietre d’inciampo” non sono lapidi cimiteriali. Sono gli stessi piedi e le stesse voci dei veri padroni di casa. In ogni vicolo o strada, di Roma come d’Europa.

Dante SaccoProgetto Summa Ocre

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